“Assorti nel desiderio di avere degli uomini più colti,
trascuriamo quasi completamente di averli più onesti”
– “Per cominciare l’opera educativa, non è mai troppo presto … … non è mai troppo tardi … L’educazione dura quanto la vita.” 1
– “Assorti nel desiderio di avere degli uomini più colti, trascuriamo quasi completamente di averli più onesti.” 2
– “Bisogna nel fanciullo rispettare l’uomo, la creatura, il figlio di Dio, la sua intelligenza radiosa, la sua volontà libera. Non la brutalità della sopraffazione, non la pedanteria meccanica devono essere l’ideale dell’educazione.” 3
– “C’è una pedagogia quasi per ogni ragazzo, perché, a seconda di vari temperamenti, lo stesso mezzo applicato ottiene reazioni diverse, anche contrarie. Lo sgridare un ragazzo timido può scoraggiarlo, lo scoraggia, mentre una parola severa può essere uno stimolo efficace per un ragazzo pigro. D’ogni ragazzo va rispettata la libertà.” 4
– “Per molti … educare l’intelletto vuol dire rimpinzarlo di nozioni, fare che sappia molte cose. Ragione per cui lo ritengono assai facile, ché non è difficile aggiungere nozioni sopra nozioni, affastellarle in una medesima testa. In realtà la vera educazione intellettuale dovrebbe consistere non già nel moltiplicare le nozioni, ma nell’intensificare le facoltà: non già dare molto da mangiare, ma avvezzare a digerire bene. E questo, e questo solo è l’educazione della volontà: non si tratta di far volere ad un animo molte cose, ma si tratta di formarlo a volere energicamente quelle poche o molte che esso vuole.” 5
– “Non è l’intellettualità il male del sistema moderno di educazione; vorrei anzi dire che ce n’è troppo poca, perché si studia poco e specialmente si studia male, con cattivi metodi. Il vizio è l’intellettualismo, cioè il credere che l’istruzione basti, o che certo nella formazione, nella educazione dell’uomo essa primeggi.” 6
– “Educhiamo, cioè sviluppiamo nell’uomo non solo la curiosità, ma la nozione, ma la convinzione, ma l’amore del bene morale; nozione, convinzione, amore che sono tra di loro strettamente congiunti … la convinzione specialmente, che sta come in mezzo tra la nozione puramente intellettuale e l’amore puramente affettivo.” 7
– “Strana perversione di idee vedere una società dove le teste sono quotate secondo i cappelli che portano, i cuori secondo le pellicce che li nascondono, le persone quotate come i mannequins dai valori che hanno addosso.” 8
– “E’ assurda impresa che tentiamo nelle nostre scuole moderne: educare gli animi giovani ad amare la verità, la bellezza, predicando, inculcando, esaltando da mane a sera ai loro avidi sguardi i vantaggi pratici, economici, materiali. E’ l’assurda impresa che tenta l’utilitarismo: educare gli animi ad amare il bene, la virtù, cantando sempre la canzone della soddisfazione egoistica individuale. Da quella scuola non escono, non possono uscire uomini compiuti, o ne usciranno solo in quanto essi da sè per uno sforzo virile si sottraggono all’azione che sovera essi si è cercato di esercitare. Da questa scuola non usciranno uomini morali se non in quanto essi da sé sappiano virilmente sottrarsi alle pedantesche suggestioni dell’utile.” 9
– “La cultura è lì, non nel sapere le singole cose, nello scoprirne i nessi. Noi formiamo troppo nei nostri giovani la memoria, troppo poco l’ingegno, appunto perchè non sappiamo loro schiudere dinanzi vasti orizzonti. Sono viuzze che loro offrono i soliti Manuali, viuzze dove, se occorre, li guida per mano, passo passo, il maestro pedante (nel senso etimologico della parola); e mentre par che imparino, in realtà disimparano la cosa più bella; disimparano a pensare.”10
– “Maestri e Direttori possono ben poco senza la cooperazione delle famiglie, che hanno torto marcio quando credono di potere scaricare sulla scuola o il collegio la loro responsabilità. Se la famiglia coadiuva la scuola e il collegio, questi possono parecchio: ma la loro efficacia è paralizzata da un ambiente domestico refrattario, contrario… Per formare il galantuomo, il gentiluomo, il cristiano, ci vuole la più cordiale collaborazione di tutte le forze spirituali” 11
– “La Scuola è un meraviglioso fattore educativo: un Maestro (o Professore come oggi scioccamente tutti gli insegnanti vogliono chiamarsi, come se Maestro non fosse infinitamente più dignitoso) può influire sull’animo e l ‘ avvenire d’ un giovine quanto un padre spirituale, forse di più, se accrediti coll a sua scienza tecnica il suo insegnamento professionale, e aggiunga a questo il fascino dell ‘ esempio. Io ne ho fatto l’ esperienza. I due padri dell’ anima mia attraverso la mia intelligenza furono il P. Costetti (mio Maestro in III Ginnasiale) e il P. Bottagisio Eriprando (mio Maestro in IV).” 12
– ” … bisogna a tutti i costi impedire il feticismo del programma, il chiudersi, l’esaurirsi, il fossilizzarsi dello spirito giovanile nel solco degli studi strettamente obbligatorii. La elasticità spirituale è importante nclla vita più della elasticità fisica; e come la buona, sana ginnastica è quella che conserva ed accresce la elasticità, non quella che finisce per cristallizzare l’ organismo in una serie di movimenti, così il buon metodo di formazione spirituale è quello che non si lega a un metodo.” 13
– “Nella vita moderna le lingue per lo studio o per l’azione sono una necessità; ma bisogna impararle come lingue vive, poiché lo sono, e impararle a tempo. Non è mai troppo presto ed è invece facile che si arrivi troppo tardi, quando non s’ incomincia presto. A due o tre anni si può già cominciare utilmente: a vent’ anni può essere tardi per parlarle bene.” 14
– “Si può studiare per sapere, ed è una curiosità – perché altri sappiamo di noi, ed è vanità – per far del bene, ed è carità – per diventar buoni, ed è la più alta e celeste sapienza.” 15
– La cultura che dissecca il cuore è certo una cultura sbagliata; La scienza che uccide la pietà, una scienza monca ed imperfetta.” 16
– “…La formola educatrice di Rousseau, per quel che concerne la religione, fu: «rispettate la libertà del fanciullo e non preoccupatene, col vostro insegnamento, la coscienza. Questa da sé, adulto che sia, gli detterà quel che debba fare, se e quale religione gli convenga abbracciare. L’educazione religiosa, con le formole confessionali che necessariamente assume, è un insulto alla libertà di coscienza». Formola di cui è facile indovinare il magico effetto, in un momento storico in cui la umanità, forse per la gran privazione che a lungo ne aveva sofferto, era addirittura fanatica per la libertà: ma formola di una ingenuità degna… di Gian Giacomo Rousseau, e di una superficialità degna del secolo XVIII. Perche ditemi, Signore: non insegniamo noi ai fanciulli l’aritmetica, e la fisica… e la storia, dove sono pure tante cose discutibilissime, dove sono implicati tanti fondamentali concetti? e con ciò non preoccupiamo forse noi lo sviluppo personale, libero della loro intelligenza? Ma chi crede mai che, con questo, del fanciullo siano lesi i diritti? sia quasi guasta e sformata la personalità? Tanto varrebbe dire che si sformi con la rotaia il libero moto della macchina. E allora perché si considererà come oltraggiosa alla libertà del fanciullo l’educazione religiosa? La quale non consiste no nell’imporgli per forza nulla, ma nel proporgli una serie di verità nell’intelletto e insinuargli tutto un mondo d’affetti nel cuore. A voler essere logici, a voler spingere questa formola della libertà alle sue ultime conseguenze, lo si dovrebbe il fanciullo lasciar vegetare nella più supina ignoranza e nel più completo disordine di sentimenti. È proprio il caso del propter vitam vivendi perdere causam – il caso analogo a quello d’un uomo che, per non affaticare lo stomaco (cosa giustissima), non mangiasse più (cosa che gli risparmierebbe anche la fatica di vivere). Per essere liberi crescere idioti! per rimaner uomini (giacché nel concetto di Rousseau la libertà è il suggello più alto della personalità umana) diventare delle bestie. – E del resto quella neutralità, che in nome della libertà si invoca intorno al fanciullo, è una impossibilità pratica. Il silenzio ha in questo caso la sua eloquenza. Non pronunciarsi sul problema religioso è come voler fuggir l’ombra mentre si cammina al sole. Chi tace acconsente, diceva un vecchie proverbio: chi tace di Dio, possiamo dire noi, rovesciando il proverbio, lo nega. L’educazione areligiosa, neutra del fanciullo, diviene di fatto una educazione irreligiosa.” 17
– “L’anima vale non per quello che sa, ma per quello che fa.”18
– “La vita del pensiero religioso è troppo scarsa in Italia nostra e ciò non è ultima causa della nostra miseria….”19
– “Se voi studiate il perché di tante vite che non si possono dire non cristiane, ma che sono ahimè cristiamente fiacche così fiacche […] troverete alla base una denutrizione intellettuale. La fede non conosciuta, non approfondita ha lasciato fiacco quell’intelletto … Formarli questi giovani laici ad una conoscenza del cristianesimo proporzionato alla loro cultura e ad un amore proporzionato alla conoscenza è l’opera più urgente del tempo nostro.”20
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1. P. G. Semeria “La Famiglia umana e cristiana”, Scuola Tip. Orfanotrofio Maschile, Amatrice 1930, pagg. 107-108.
2. G. Semeria “La Morale e le morali”, Le Monnier, Firenze 1934, pag. 21.
3. P.G. Semeria “La Famiglia umana e cristiana”, Scuola Tip. Orfanotrofio Maschile, Amatrice 1930, pag. 122.
4. P.G. Semeria “Una figura di vescovo nel libro di un uomo di spirito” in “Rassegna Nazionale” del 16 aprile 1915 (a firma S.B.). Pubblicato anche in G. Semeria “Saggi… clandestini”, Ediz. domenicane, 1967, vol. II, pag. 213
5. P. G. Semeria “La libertà”, Le Monnier, Firenze 1936, pagg.133-134.
6. P. G. Semeria “La libertà”, Le Monnier, Firenze 1936, pag.138.
7. P. G. Semeria “La coscienza”, Le Monnier, Firenze 1937, pag.73.
8. P. G. Semeria “La coscienza”, Le Monnier, Firenze 1937, pag.128.
9. P. G. Semeria “La legge”, Le Monnier, Firenze 1937, pagg. 79-80.
10. G. Semeria “Scienza e Fede e il loro preteso conflitto. La critica della Scienza (Letture storico-artistico-religiose)“, Federico Pustet, Roma 1903, pag. XV-XVI;
11. G. Semeria “I miei ricordi oratori“, Casa Editrice Amatrix, Milano-Roma 1927, pag. 66.
12. G. Semeria “I miei ricordi oratori“, Casa Editrice Amatrix, Milano-Roma 1927, pag. 40.
13. G. Semeria “I miei ricordi oratori“, Amatrix, Roma-Milano, 1927, pag. 61.
14 G. Semeria “I miei ricordi oratori“, Amatrix, Roma-Milano, 1927, pag. 111.
15. G. Semeria ““Idealità buone: Per la scienza – Per la patria – Per il secolo – Per le donne – Per i giovani – Per gli operai – Per la musica – Per i monti – Per la ginnastica – Per le feste”, Federico Pustet, Roma 1904, pag. 137.
16. G. Semeria ““Idealità buone: Per la scienza – Per la patria – Per il secolo – Per le donne – Per i giovani – Per gli operai – Per la musica – Per i monti – Per la ginnastica – Per le feste”, Federico Pustet, Roma 1904, pag. 130.
17. G. Semeria “Le vie della fede. Contributi apologetici“, Libreria Pontificia Federico Pustet, Roma 1903, pagg. 152-153.
18. G. Semeria “Unione per il bene. Pagine sulla carità”, L.I.C.E., Torino 1932, pag. 99.
19. Lettera di G. Semeria a G. Luzzi in appendice ad: A Gentili “Filosemitismo e Ecumenismo in P. Giovanni Semeria” in “Barnabiti Studi”, Roma, n. 34 (2017), pag. 70.
20. G. Semeria in “Atti e Documenti del Secondo Congresso dell’Apostolato della Preghiera e della devozione al Sacro Cuore”, Ufficio del Messaggero e Devoto del Sacro Cuore, Roma 1902, pagg. 204-217.
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