[pullquote]Non cullarsi in concetti teologici che paiono severi e sono semplicemente gretti…[/pullquote]
Verso i “fratelli separati”92, poi, il Semeria – che aveva stretti rapporti di stima e di amicizia con intellettuali di fede anglicana, e protestante – alla Chiesa, chiedeva uno sforzo ulteriore; quello di “non cullarsi in concetti teologici che paiono severi e sono semplicemente gretti”93, instaurando un dialogo, sincero, tra le fedi.
Un dialogo che portasse il Cattolicesimo ad assumesse un atteggiamento di maggiore disponibilità, di simpatia, verso tutte quelle “anime capaci e degne” che lavorano, seriamente, alla ricerca della Verità, pur essendo fuori della Chiesa94. Da esse ciascun cristiano avrebbe potuto avere, infatti, non pochi spunti per riflettere sulla sostanza della propria fede, sulla sincerità della propria coerenza95.
Il Concilio ribadirà, più tardi, che “quanto della grazia dello Spirito Santo viene fatto dai nostri fratelli separati, può pure contribuire alla nostra edificazione. Tutto ciò che è veramente cristiano, mai è contrario ai veri benefici della fede, anzi può sempre far sì che lo stesso mistero di Cristo e della Chiesa sia raggiunto più perfettamente”96.
“Ci tengo a professare la mia simpatia per quelle anime che, nell’ambito delle confessioni protestanti, serbano un sincero amore all’Evangelo di Gesù Cristo”97 – scriveva – pur criticando gli elementi dottrinali e liturgici che lo vedevano in atteggiamento critico ma costruttivo. L’essere barnabita, d’altronde, non poteva che marcarne la formazione in una prospettiva fortemente ecumenica. Come avrebbe potuto dimenticare l’esperienza del P. Paolo Stub, confratello convertito dal luteranesimo, che entrò nell’Ordine nel 1833, e quella, ancor più recente, del P. Gregorio Petrovic Šuvalov, proveniente dalla Chiesa greco–russa, entrato tra i Chierici Regolari nel 1856?98
[pullquote]L’unione dei cuori porta alla riconciliazione delle intelligenze…[/pullquote]
Era stato uno dei primi a rifiutare un certo integralismo ottocentesco per incamminarsi sulla strada dell’ecumenismo e del dialogo99 perché forte in lui era la convinzione che un lavoro comune tra le Chiese avrebbe provato come “quando ci si ama, si finisce per pensare concordemente: l’unione dei cuori porta alla riconciliazione delle intelligenze.”100 All’unità dei Cristiani, secondo il barnabita,“forse più che difficoltà vere s’oppongono, al ritorno, dei malintesi”101 e se la Chiesa Cattolica avesse rinunciato alla sua politica intransigente e di conquista, assunta negli ultimi secoli, avrebbe potuto riacquistare anche la fiducia di quelle popolazioni che temevano Roma per motivi culturali oltre che per motivi più schiettamente religiosi. In Oriente, spiega, credono “che unirsi con Roma importi in tutto e per tutto latinizzarsi; e bisogna pur convenire che talvolta i latini hanno dato appiglio a questa credenza – lì molto – diffusa”102.
I tempi erano ormai maturi per lavorare a quell’unità religiosa di cui sentiva, forte, il bisogno.”103 e di cui, più tardi, la Chiesa stessa riconoscerà l’importanza evidenziando che, nel riconoscimento della legittima diversità, ciascun cristiano deve operare a un dialogo che porti “unità nelle cose necessarie, libertà nelle cose dubbie e tutto (all’insegna della) carità104. perché “ quantunque … (le altre Chiese) abbiano delle carenze, lo Spirito di Cristo non ricusa di servirsi di esse come strumenti di salvezza, il cui valore deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità, che è stata affidata alla Chiesa Cattolica.” 105
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92. S. B. “Dalla infallibilità del papa alla impeccabilità di un popolo” in “Rassegna Nazionale” a. XXXVI (1914), fasc. 1, dicembre , vol. CC, pag. 316. La definizione è sua. (A. M. Gentili “Semeria G.” art. cit, pag. 596).
93. P. Giovanni Semeria “La Chiesa missionaria” in “La Chiesa” , op. cit., pag. 131.
94. Il decreto”Unitatis Redintegratio” del 21 novembre 1964 confermando quest’ansia ecumenica del barnabita affermerà che “non poche azioni sacre della religione cristiana vengono compiute dai fratelli da noi separati, e queste in vari modi, secondo la diversa condizione di ciascuna Chiesa o Comunità, possono senza dubbio produrre realmente la vita della grazia, e si devono dire atte ad aprire l’ingresso nella comunione della salvezza (3.c)”.
95. Non possiamo, qui, dimenticare – d’altronde – la positiva esperienza derivata al Semeria dalla partecipazione a “l’Unione per il Bene”. L’avevano costituita, a Roma, Giulio Salvadori e Antonietta Giocomelli, ed enumerava tra i suoi soci, oltre il Semeria, persone di cultura affratellate da un ideale comune “più lontano e vasto di una riforma religiosa”( N. Vian “La rivista ‘L’Ora presente’ e l’azione dell’Unione per il Bene” in “Persona”, Roma, giugno-dicembre 1970, pagg. 101-103). Provenienti da diversa matrice culturale e religiosa i componenti dell’associazione – ebrei come David Santillana e Luigi Cuboni, protestanti come la scrittice Dora Melegari e convertiti come lo stesso Salvadori – furono promotori del periodico “L’Ora Presente” e di un vero rinnovamento morale e religioso. (L. Bedeschi “Le Marche sotto il profilo riformatore” in “Centro Studi per la Storia del Modernismo” “Fonti e Documenti” , op. cit. , pagg. 252-253).
96.”Unitatis Redintegratio” 4.i.
97. S. B. “Dalla infallibilità del papa alla impeccabilità di un popolo”, op. cit., pag.316.
98. g. m. c. “Ecumenismo” in “Barnabiti ieri e oggi” Numero unico edito in occasione del 450° dell’approvazione pontificia dell’Ordine dei Barnabiti”, Tip. “Don Bosco”, Roma, pagg. 86-87.
99. L. Bedeschi “Il significato profetico di P. Semeria” in “L’Osservatore Romano” 23-24 ottobre 1967. F. Esposito, nel suo “Estate 1903: Padre Semeria e D. Minocchi a colloquio con Tolstoj a Iasnaja Poljana” (in “Russia Cristiana” Milano 1968, pagg. 20-29) – ricordando il viaggio del barnabita nei Paesi dell’Est – ne sottolinea, invece, la sincera disponibilità al dialogo e la grande apertura di idee. Nonostante quel viaggio fosse stato pesantemente criticato dalla gerarchia ecclesiastica, e dai circoli culturali più conservatori, è – per l’autore – sull’esperienza, e sulla sofferenza, di uomini come Semeria che si fonda il clima di dialogo e di confronto di cui oggi possiamo raccogliere e gustare i primi frutti.
100. P Giovanni Semeria “Le Vie della Fede”, op. cit., pag. 273. Per l’utilità di una sincera collaborazione tra le Chiese vedi anche: ”Unitatis Redintegratio” 12.
101. Non a caso il decreto sull’Ecumenismo, del 21 novembre 1964, dedica un’intero punto all’insegnamento della teologia e della storia secondo lo spirito ecumenico.(“Unitatis redintegratio”, 10)
102. P Giovanni Semeria “Le Vie della Fede”, op. cit., pag. 263.
103. P. Giovanni Semeria “La Chiesa e l’Umanità” in “La Chiesa”, op. cit., pag. 110. Nello stesso Quaderno vedi anche: “La Chiesa” (pagg. 9-22), “La Chiesa Una” (pagg. 23-32), “La Chiesa come società (pagg. 53-66). Per uno sguardo d’insieme al problema: P. C. Argenta B. “Padre Semeria e il dialogo con i lontani” in “Costruttori d’Europa” Borla, Torino 1965, pagg. 298-305.
104. Enc. “Ad Petri Cathedram”, 29 giugno 1959, 55; Enc. “Gaudium et Spes”, 7 dicembre 1965, Conclusione 91.b.
105. Decr. ”Unitatis Redintegratio” 3.d .
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