– “Autorità nella Chiesa non vuol dire dominazione, autocrazia, dispotismo; e l’obbedienza non vuol dire, non può voler dire servilità. Quando l’autorità accenna a dispotismo, o l’obbedienza a servilità, è una degenerazione in qualsiasi società, ma più che in qualsiasi altra società nella Chiesa. Il buon esempio della libertà che si unisce nella Chiesa alla obbedienza, Dio ha voluto darcelo fin dai primi giorni in San Paolo, che fa, con umile ma intiera franchezza, le sue rimostranze, le sue correzioni a Pietro in Antiochia.” 18
– “E molto conta sacrificarsi per puntellare questo vecchio edificio? Lo so, c’è il cristianesimo che esso non invecchia, che ha ancora germi preziosi di vita morale per la nostra società …Ma il cristianesimo non potrebbe vivere e meglio fuori di questo imperialismo cattolico? … Questi dubbi sono più amari nello stesso esilio, e l’esilio è amaro perché li fa sorgere più tragici nell’animo.” 19
– “La chiesa che come tutte le società risente la necessità, ed ha meglio d’ogni altra la potenza dell’adattamento all’ambiente, di fronte ad un mondo vche ridiviene pagano, sente, per principio di conservazione, il bisogno di riaffermarsi apostolica.” 20
– “La rinuncia momentanea a talune convinzioni scientificamente acquisite – non ultime quella del Semeria – (ha) contribuito a far progredire la Chiesa nel suo complesso, assai più che certi irrigidimenti e ribellioni aperte; forse quei sacrifici sono stati il prezzo necessario di una maturazione e di uno sviluppo unitario e concorde… la Chiesa ha sempre avuto, in ogni campo, dei pionieri … quasi mai ne ha riconosciuto i meriti immediatamente e senza contrasti. Si riconosce oggi il valore di un’opera che mezzo secolo fa fu ostacolata e in gran parte impedita.” 21
– “C’era in lui , e nella sua preveggenza, non so che anticipazione dello spirito giovanneo.” 22
– Nella lotta al modernismo “ci furono ahimé! i transfughi, ci furono forse anche dei sacrificati: voci che divennero ostili, bocche ridotte al silenzio. Ma nella Chiesa nulla si perde e nulla si isterilisce. I fedeli anche eroicamente fedeli rendono testimonianza a ciò che nella Chiesa è divino ed eterno; ne aiutano il trionfo tacendo come parlando, coll’arma al piede, come coll’arma in mano.” 23
– “Io credo ancora che bisogna riprendere le tradizioni democristiane in vita pubblica e dal più al meno le cosiddette [tradizioni] moderniste in cultura specie filosofica religiosa. È passata una bufera, lo so: ma da chi veniva? Da reazionari ciechi. I giovani non dovrebbero lasciarsi impaurire da questi avvenimenti … Io per me rimango fido a queste vecchie bandiere… che sono poi così giovani. C’è stata e c’è troppa mania di differenziarsi, c’è troppo voltar casacca, troppi transfughi, troppi impazienti. Siamo cristiani e latini, lavoriamo fidenter. Uomini come Tyrrell, come nel suo genere Loisy, come Blondel, Laberthonnière, Le Roy non sono spauriti perché la “Civiltà cattolica” li ha confutati (!) … Solo l’avvenire è alla democrazia, alla scienza, al cristianesimo armonizzato con l’una e con l’altra — ma lentamente, prudentemente, caritatevolmente.” 24
– “La Chiesa non è uscita dalle mani del Cristo bella e formata fin dal primo giorno in ogni sua parte, come Pallade uscì bella e armata dalla testa di Giove… appunto perché la Chiesa non è una favola, ma una realtà vivente… che diviene certo secondo la idea divina che il Cristo ne ebbe, ma diviene; un’idea presiede allo sviluppo, ma lo sviluppo c’è; è un fatto.” 25
– “Il rinnovamento tomistico o scolastico fra noi non aspira solo a ripetere le dottrine del Maestro. ma a ridestarne i metodi. Noi non si vuole solo imparare a memoria ciò ch’egli ha detto, ma rifare l’opera che egli ha fatta; rifarla quale egli la rifarebbe oggi, tornando in mezzo a noi.” 26
– “I grandi pensatori non sono mai lì per lì intieramente compresi, spesso lo sono ben poco. Sono troppo diversi , troppo nuovi… hanno camminato troppo presto , perchè la massa, che è di mediocri, tenesse loro dietro. Ma l’umanità, sia pur lentamente, cammina, e un giorno viene in cui questi pensatori di venti, di trent’anni, d’un secolo prima, si trovano alla portata dei più.” 27
– “Il bisogno reale e duraturo di Gesù, momentaneamente e apparentemente sconfitto, rimane sempre la grande lezione … la luminosa lezione. Le idee vere, le cause giuste trionfano così, nella sconfitta apparentemente subita con virile fermezza.” 28
– “non un Cristianesimo di superficie e di convenzione, tutto e prevalentemente esteriore; non uno pseudo cristianesimo aristocratico, cristianesimo di Cappelle e di salotti; non un cristianesimo politico e diplomatico chiuso nei saloni mefitici come i salotti. I Cristianesimo carità, carità per tutti in alto e in basso, carità non di parole e di sentimenti romantici, carità volitiva e di opere, carità che dona e perdona, che dà e si sacrifica.” 29
– “Il Cristianesimo più che erettore di statue è stato un abbattitore di idoli.” 30
– “Indarno ci fabbrichiamo più comode le case, più spaziose le strade, più rapide le comunicazioni … la vita non è lì, non è nel corpo: la vita vera umana è nello spirito. Non si vive sviluppando la materia; no, si vive intensificando lo spirito.” 31
– “L’insegnamento religioso si conosce dai frutti … i frutti della bontà: Ex fructibus cognoscetis. Ogni insegnamento ha la sua caratteristica. L’insegnamento tecnico si riconosce dai frutti della praticità – lo scientifico dai frutti del puro sapere – il religioso dai frutti di bontà.” 32
– “… quando uomini provvidenziali compaioni con la fiaccola in mano di novità luminose e feconde, trovano quasi sempre accoglienza tra i loro contemporanei fredda ed ostile.” 33
– “Facciamo qualcosa di meglio che contare sulle tenebre; diffondiamo la luce, luce piena e schietta che non taccia ai ricchi dei loro doveri verso i poveri, né a questi dei loro doveri verso i ricchi. E poi accanto alle parole mettiam mano ai fatti: un fatto solo vale bene cento ragionamenti”34
– “AlIa religione, o miei signori, da qualche tempo in qua, si è voluto intimare e in parte anche si è di fatto intimato una specie di sequestro. Nel tempio essa sfoggi la magnificenza dei suoi riti, lì si espanda in canti devoti, in gravi suoni, splenda di luce; ma non esca di lì per le vie e le piazze, non entri nelle case, nelle caserme, nella scuola. La domenica gli uomini abbiano per lei un pensiero ed un affetto; mostrino quel giorno di rammentarsi che c’è un Dio sul loro capo e che essi sono qualcosa più dei bruti, qualcosa più di un pugno di materia felicemente organizzato – la domenica, ma basta; gli altri sieno giorni di lavoro, di studio, non di prece infeconda. Il prete sia pure il ministro di Dio, predichi il suo dogma, amministri il suo perdono, ma lì concentri ed esaurisca ogni sua attività. Così s’è voluto che fosse; e s’è forse pensato di rendere con ciò alla religione stessa un servigio, certo di scongiurare un pericolo che dalla religione si temeva alla libera vita civile. Una religione tutta in sé r:hiusa e raccolta, dal mondo intieramente segregata.”35
– “Abbiamo filantropi senza religione e Cristiani senza filantropia. Agli uni vorrei dire: Fatevi Cristiani per esser davvero filantropi – ma agli altri soggiungo: Divenite filantropi se volete essere praticamente Cristiani.”36
– “Oggi tutto ci che S. Tommaso ha meditato e scritto in proposito (metodo ndr) è vero ancora ma non è più sufficiente .”37
– “… misericordiam volo et non sacrificium. Terribile parola e consolante. Terribile parola per tutti i cristiani superficiali ed ipocriti, che consci ed inconsci spostano il centro di gravità della vita cristiana davvero, dalla difficile e doverosa carità verso i fratelli, ad una troppo facile culto verso Iddio.”38
– “Gesù ha proclamato, sotto una veste paradossale, una legge profonda – chi non cerca trova, e non trova chi cerca. – Al disinteresse viene conceduto ciò che all’egoismo è giustamente negato.”39
– “Noi sacerdoti educhiamo purtroppo sovente le anime a credere in un intervento divino superstiziosamente concepito: un vero Deus ex machina che s’inserisce nelle trame delle cose create. Noi predichiamo l’efficacia della preghiera di nuovo in senso sentimentale e superstizioso. Le anime sono così invitate a riconoscere con gratitudine Dio operante per loro in certi casi fortunati della vita, ma sono anche tentate di bestemmiare un Dio sordo e inerte in certi casi malaugurati. Dovremmo educare gli intelletti e cuori più virilmente, Dir chiaro agli intelletti che Dio opera sempre ma sempre per mezzo di cause seconde sottoposte a leggi sapienti: dir chiaro alle anime che la virtù vera della preghiera deve consistere in questo: nell’uniformare la nostra volontà a quella del Signore Iddio, la nostra volontà particolare alla sua universalità. Si avrebbero meno tridui di ringraziamento, ma anche meno scandali e bestemmie.”40
– ” … nella evoluzione italiana verso una pastorale più adatta ai tempi il padre Semeria tiene un posto rilevantissimo e, senza volerlo o presumerlo, fu profeta.”41
– ” Dal dogma macigno dobbiamo passare al dogma-germe, così che la fede va intesa come una assimilazione attiva delle verità rivelate: visione per eccellenza antiprotestante e autenticamente cattolica.”42
– “Se voi studiate il perché di tante vite che non si possono dire non cristiane, ma che sono ahimè cristiamente fiacche così fiacche […] troverete alla base una denutrizione intellettuale. La fede non conosciuta, non approfondita ha lasciato fiacco quell’intelletto … Formarli questi giovani laici ad una conoscenza del cristianesimo proporzionato alla loro cultura e ad un amore proporzionato alla conoscenza è l’opera più urgente del tempo nostro.”43
– “La diffidenza non si disarma che così, colla eloquenza del fatto.”44
– “La verità morale e religiosa non basta «accettarla», bisogna «viverla».”45
– “Così in mano di Dio possono essere strumenti di un’opera quelli che personalmente le sarebbero più avversi, tanto poco l’uomo fa quello che vuole e tanto spesso serve a quello che assolutamente non vorrebbe.”46
– “Questa è la conseguenza, del resto, del progressivo, indefinito accentramento ecclesiastico. Il laicato non è più nulla nella Chiesa di oggi, il clero è tutto. non solo il laicato non si ingerisce più come altra volta nelle questioni clericali, ma il clero si ingerisce lui nelle questioni laiche; non più i laici eleggono i vescovi, i vescovi eleggono i deputati. Questa strana inversione prepara, però, logicamente parlando, un periodo di acuto e furioso anticlericalismo.”47
Note:
1. Cit in “Antonio Fogazzaro e il modernismo” (a cura di P. Marangon), Accademia Olimpiaca, Vicenza 2003, pag. 91.
2. G. Semeria “Lo zelo religioso” in “A 75 anni della morte del Servo di Dio P. Giovanni Semeria. Una coscienza insoddisfatta” (a cura di F. M. Lovison), Roma, “Barnabiti Studi”, n. 25 (2008), pag. 12-13.
3. Cit. da A. M. Gentili “Padre Giovanni Semeria nel 75° della morte. Lineamenti biografici e rassegna bibliografica” in ”Barnabiti Studi” n. 23 (2006), pag. 303.
4. P.G. Semeria “La Soluzione Cristiana” in “L’eredità del secolo“, Puster, Roma 1900, pag. 135.
5. P. G. Semeria “La grandezza umana e civile del Santo” in “L’Osservatore cattolico”, 9.11.1905.
6. P.G. Semeria “Memorie inedite”, Fascicolo “Quaresima 1909”, cit. in A.M. Gentili “P. Giovanni Semeria nel 75° della morte”, “Barnabiti Studi”, n. 23 (2006), pagg. 310-311;.
7. G. Semeria “Anni Terribili. Memorie inedite di un “modernista” ortodosso (1903-1913)” (a cura di A. Zambarbieri e A. Gentili) San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo 2008, pag. 133.
8. G. Semeria “Anni Terribili. Memorie inedite di un “modernista” ortodosso (1903-1913)”, op. cit., pag. 307.
9. G. Semeria “Anni Terribili. Memorie inedite di un “modernista” ortodosso (1903-1913)”, op. cit., pag. 318.
10. G. Semeria “Anni Terribili. Memorie inedite di un “modernista” ortodosso (1903-1913)”, op. cit., pag. 117.
11. G. Semeria “Lettere a Tommaso Gallarati Scotti” (a cura di C. Marcora), Milano 1987, pag. 166.
12. I.P. Grossi “Un’importante lettera del P. Semeria [a Filippo Crispolti], in “Vita sociale”, a. XXIV, n. 127, luglio-ottobre 1967, pagg. 419-420;
13. G. Semeria “Problemi giovanili. Una cura” in “Il Carroccio”, a. III, fasc. V ((29), 15 maggio 1925, pagg. 399.
14. Lettera del P. Giovanni Semeria a Raffaele Mariano (21 agosto 1896), cit in: F. M. Lovison “Il Cappellano Militare Giovanni Semeria: le «Armonie Cristiane» di un uomo di Chiesa” in ”Barnabiti Studi” n. 24 (2007), pag. 150.
15. P. G. Semeria “La coscienza”, Le Monnier, Firenze 1937, pag.135.
16. P. G. Semeria “La legge”, Le Monnier, Firenze 1937, pag.145-146.
(torna a pag.1) (segue a pag. 3)
[Ultimo aggiornamento: 07.10.2015, allle ore 19:02]