La carità e l’Opera in favore degli orfani

135. Carlo Bo dice: “A nostro avviso non c’è contraddizione fra chi predicava l’avvento di un cattolicesimo “giovane” e chi, dopo lo spettacolo del massacro, fa voto di dedicarsi agli orfani di guerra meridionali…..All’origine c’è uno spirito estremamente dotato per gli studi e per la predicazione; in un secondo tempo c’è l’uomo che tenta di sostituire una immagine deteriore di cattolicesimo inteso come difesa, come ripetizione tradizionale con un’altra ansia, una diversa e più pura aspirazione di collaborazione col mondo; e infine c’è l’uomo che rimane colpito dalla strage e decide di intervenire con l’azione per arginare la rovina della guerra”. C. Bo “Semeria e la Carità” ne “Il Corriere della sera” di Milano, 28 luglio 1967.

136. P. Giovanni Semeria “Quel cuore che ha tanto amato gli uomini” “I Discepoli” Roma 1967, pagg. 28-29 Vedi anche P. Brezzi “Carità in P. Semeria” in “L’Osservatore Romano” del 24 maggio 1967.
137. Servire alla necessità del povero, dell’abbandonato, del diseredato, era, per lui servire a Cristo, alla Chiesa, e se, nel 1964, la “Lumen Gentium” ricorderà a tutti i cristiani che “La Chiesa riconosce nei poveri e nei sofferenti l’immagine del suo Fondatore, povero e sofferente” (Lumen Gentium I, 8.c), il Semeria, si era già incamminato su quella strada, anticipando l’impegno a sollevarne, per quanto gli fosse possibile, l’indigenza.
138. P. Giovanni Semeria “Le vie della Fede”, op. cit., pag. 251.
139. P. G. Semeria “La libertà”, op. cit., pag. 91.
140. L. Sturzo “Scritti politici di Luigi Sturzo” Feltrinelli, Milano 1982, pagg. 211-212. Il sacerdote siciliano, a fronte delle tante lotte perpetuate dai partiti in nome dello sviluppo nel Mezzogiorno denuncia anche la squallida realtà che circondava gli investimenti nelle zone depresse e si chiede “Perché non moltiplicare simili istituzioni invece di sciupare, tempo, denaro, energie, nell’asprezza delle lotte locali, di carattere personale, senza ideali.”
141. Ricorda il Minozzi: “Ci amava – Semeria e me –– per il nostro stesso “ostinato ottimismo” che invano cecava di smussare, con calore fraterno, amava l’Opera nostra, amava infervorato dalle mie animose speranze, i “Discepolini” ch’io venivo raccogliendo e mi dava sussidi per essi”. (Giovanni Minozzi “Giustino Fortunato”, op. cit., pag. 19). Sul rapporto tra il Semeria e Giustino Fortunato vedi anche: P. Giovanni Semeria “lettere pellegrine”, op. cit., pagg. 19-20, 77-81 e il “Discorso del P Giovanni Semeria, Barnabita per l’asilo infantile “Antonia Fortunato Rapolla” in Appendice a: Giovanni Minozzi “Giustino Fortunato” “Op. cit.”, pagg. 47-52; C. Marcora “Lettere di Giustino Fortunato a Tommaso Gallarati Scotti” in “P. Borraro “La Questione meridionale da Giustino Fortunato ad oggi” Congedo editore, Galatina 1977, pagg. 103 –108.
142. “Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia” in “Civiltà Cattolica” a. LXXII (1921) vol. IV, fasc. 1716 del 10 dicembre, pag, 537. Sull’impegno meridionalista del Semeria vedi anche il discorso di Emilio Colombo tenuto a Potenza, nel centenario della nascita, di cui sono tracciati essenziali riferimenti in: P. Anzalone “Per i proletari e per il Sud vide giusto Padre Semeria” ne “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 5 dicembre 1967 e quello dell’Arcivescovo di Bari Mons. Nicodemo in: N. Silvestris “Padre Giovanni Semeria, precursore del meridionalismo” ne “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 28 novembre 1967.
143. “Opera Nazionale per il mezzogiorno d’Italia” in “Evangelizare” a. XXVIII (1989) n. 3, marzo, pag. IV e “Istituzioni Minozziane” in Appendice a “Studi Minozziani”, op. cit., pagg. 133-136.

 

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