Come i “fratelli separati” anche la donna viveva – secondo il Semeria – la sua esclusione dalla partecipazione attiva alla vita della Chiesa come un motivo di disagio, un motivo di inaccettabile subordinazione106.
[pullquote]Uscite, uscite, donne dalle mura domestiche come il prete di sagrestia…[/pullquote]
E se frangie estremiste agitavano la piazza per rivendicare un femminismo anarchico, irresponsabile, che spingeva la donna a rinunciare alla propria specificità, alla propria sensibilità – per rincorrere l’ideale di una donna fatta a immagine dell’uomo – il barnabita con quell’ “Uscite, uscite, …. dalle mura domestiche …”107 – “… come il prete di sagrestia” – anticipava l’invito alla responsabilità che è motivo dominante della “Centesimus annus” e del “Catechismo della Chiesa Cattolica”: una responsabilità fondata sulla credibilità dell’impegno, sulla testimonianza delle opere, proiettata in un progresso che cammini nel pieno rispetto della identica dignità108 “perché Dio non è a immagine dell’uomo … in lui .. non c’è spazio per differenze di sesso”109
Nel 1987, anno della “Sollicitudo rei socialis”110 – quando Giovanni Paolo II si rivolgeva a “tutti, uomini e donne senza eccezioni, perché, convinti … della rispettiva, individuale, responsabilità,” si mettessero all’opera, con l’esempio della vita, con la partecipazione attiva alle scelte economiche e politiche – pochi ne avvertirono il messaggio di svolta ma, la donna, – reintegrata a pieno titolo nella Chiesa – veniva messa – per la prima volta – di fronte all’”obbligo di impegnarsi per lo sviluppo … – perché questo non è solo un dovere morale ma anche, e soprattutto – …un imperativo per tutti e per ciascuno … un dovere di tutti verso tutti.”111
E pensare che il 21 aprile del 1900, in un’articolo polemico della “Civiltà Cattolica”, i gesuiti ricordavano alla Giocattoli, “cattolica cristiana”, che “il Maestro ha comandato per bocca di S. Paolo alle donne di farla piuttosto da discepole che da maestre: Docere … mulieri non permitto …sed esse in silentio (1 Timoteo 11, 12)112.
Si dovrà attendere il 15 ottobre del 1967, perché due voci femminile, durante una solenne liturgia in San Pietro – rompendo secoli di silenzio – avessero la possibilità di presentarsi all’altare per pronunciare le “orazioni dei fedeli”113.
Il Semeria dal canto suo, già nel dicembre del 1898, aveva, invece, auspicato tale condizione ricordando – a coloro che con la scusa di difendere la Chiesa dalle donne difendevano in realtà i propri privilegi – che nessuno, a nome della Chiesa, poteva avere il diritto di negare alla donna di rivendicare la propria dignità, magari facendosi forte della sua autorità, perché “il Cristianesimo non dice mai basta, dice sempre avanti,… combatte gli idealismi, ma propugna le idealità.”114
[pullquote]Il “femminismo” non è il capriccio incomposto di alcune anime eccentriche…[/pullquote]
Il decreto sull’apostolato dei laici, il 18 novembre 1965 ammetteva – “siccome … ai nostri giorni le donne prendono parte sempre più attiva in tutta la vita sociale, è di grande importanza una loro più larga partecipazione anche nei vari campi dell’apostolato della Chiesa”115 – ma, per lui, già mezzo secolo prima, il “femminismo” era una cosa seria; più che un problema di riscatto, si trattava, infatti, di un problema di dignità. E se la donna aveva tutto il diritto di farsi sentire116 – scriveva – efficacemente sentire non mancava di stimolarla all’impegno, civile e sociale, allo studio117 all’esercizio della carità.
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106. G. Mesolella “P. Giovanni Semeria tra scienza e fede”, op. cit., pagg. 189-201.
107. P. G. Semeria “Per i giovani” in “Idealità Buone” op. cit., pag. 134. Nelle “lettere pellegrine” (Milano, Vita e pensiero 1919, pagg. 11), riferendosi alla difficile realtà delle donne meridionali, ripete “la donna, durante la guerra è uscita anche qui dal vecchio tenace suo nido – e non ci rientrerà più come prima.”
108. Enc. “Gaudium et Spes” 49; Enc. “Mulieris dignitatem” 1988,6.
109. “Catechismo della Chiesa Cattolica”, 370).
110. Naturale complemento della “Populorum Progressio” (5,1.c).
111. Enc. “Sollecitudo Rei Socialis” 1987,32 e 47.
112. “Pensieri di una “Cattolica Cristiana” in “Civiltà cattolica” fasc. 151 (21 aprile 1900), pag. 204-209 cit. in Giovanni Semeria “Lettere a Tommaso Gallarati Scotti” (a cura di C. Marcora), op. cit., pag. 35. Vedi su questo argomento anche: G. Mesolella “Il femminismo cattolico in Padre Giovanni Semeria” in “Evangelizare” a. IV, n. 4, aprile 1997, pagg. 4-9 e S. Pagano “Giovanni Semeria e la contessa Antonietta Rossi Martini Sanseverino: modernismo, impegno sociale e questione femminile” in “Barnabiti – Studi” Roma 1994, vol. 11, pagg. 119-186, ristampato anche in: “Evangelizare” numero speciale a. II, n. 8, agosto 1995, pagg. 3-48.
113. La “Gaudium et Spes aveva, intanto preparato la strada scrivendo”Sarà dovere di tutti far sì che la partecipazione propria e necessaria delle donne nella vita culturale sia riconosciuta e promossa”. (50.c)
114. P. Giovanni Semeria “La Donna” in: Padre Semeria “La Donna e l’Immacolata” 3° Quaderno del centenario della nascita di Padre Semeria, Roma 1967, pag. 9.
115. Decr.“Apostolicam auctuositatem” 9.b .
116. P. G. Semeria “Per i giovani” in “Idealità Buone” op. cit., pag. 18.
117. P. Giovanni Semeria “La Morale e le morali”, op. cit., pag. 91; S. Pagano “Giovanni Semeria e la contessa Antonietta Rossi Martini Sanseverino: modernismo, impegno sociale e questione femminile”, op. cit., pag. 128,
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