La carità e l’educazione morale

Semeria e Minozzi al fronte

[pullquote]Educare alla generosità e alla cultura attraverso la responsabilità e il sacrificio…[/pullquote]

Obiettivo primo del proprio impegno di carità era, dunque, quello di educare alla generosità e alla cultura attraverso la responsabilità e il sacrificio.

Una concezione antropologica, fondata sull’assunto che “l’uomo è più comunemente un animale morale che un animale metafisico”58, lo portava, d’altronde, alla convinzione che un’educazione cristiana non poteva che essere “ educazione della volontà”59. Volontà di servizio, volontà di azione. E la “Gaudium et Spes” ne confermerà la coerente prospettiva ecclesiale allorquando ribadirà, nel 1965, che trascurando i suoi impegni di carità verso il prossimo, verso lo stato, verso chi è povero, ammalato, bisognoso, il cristiano non solo trascura i suoi doveri verso il prossimo ma anche quelli verso Dio stesso, mettendo, così, in pericolo la propria salvezza eterna.”60

Se, poi, di “gente che parla, (ce n’è) molta – sottolineava – (e di) gente che agisce, (ce n’è) ben poca, poca davvero”61, a ciascun cristiano non resta che prendere coscienza delle proprie responsabilità – quelle che lo vogliono testimone e insieme strumento della missione della Chiesa stessa secondo la misura del proprio carisma – per collaborare alla realizzazione del progetto divino senza aspettarsi troppo dalla gerarchia, senza pretendere dal clero altro che luce e forza spirituale62.

Infatti era arrivata l’ora in cui, non solo per il clero ma per ciascuno, doveva imporsi l’onere, l’ulteriore impegno, di pretendere dalle istituzioni, dallo Stato, una formazione solida che potesse dirsi sinceramente cristiana; un’istruzione, una cultura, che associasse alle competenze tecniche una sincera educazione morale63.

Una scuola, ad esempio, che non solo non soffra di ipertrofia intellettuale ma che rifugga, anche, da ogni possibile rischio di anemia morale64 perché in una condizione nella quale tutti parlano di morale rincorrendo l’onore, la ricchezza e il piacere, non solo non si fa vera educazione cristiana, danneggiando i diritti dell’anima, ma si logorano, anche, i più basilari criteri di giustizia e di onestà65

Nessun cristiano avrebbe potuto accettare, per il barnabita, che la scuola riducesse, il suo compito, la sua funzione, alla sola istruzione, e perciò ciascuno doveva impegnarsi a che essa, piuttosto, si riappropriasse di quella che è la propria specificità, l’educazione66.

“La scuola è educatrice e – solo – l’educazione forma l’uomo … attraverso la storia della civiltà; la civiltà che è sentimento religioso, scoperta scientifica, applicazione pratica, concetti morali.”67

[pullquote]Diamo a questi giovani timidi, inesperti, fiacchi, dei principi saldi, delle nobili idealità…[/pullquote]

”Quanti burattini nel mondo morale, amici miei!”68 aveva detto a Genova nelle sue prediche nella Chiesa delle Vigne (1906), e, nel 1903, “Diamo a questi giovani che entrano timidi, inesperti, fiacchi nel cammino della vita, diamo dei principi saldi, diamo delle nobili idealità; educhiamo a levarla alto verso il cielo la fronte, di là riconoscendo la loro origine, là aspettando il loro vero destino; imprimano nella loro coscienza un principio superiore di dovere e una meta chiara dei loro sforzi.

Al corpo la ginnastica, all’intelletto la scienza, all’anima la pietà; non una pietà d’abitudine, nella sua insita incoscienza inefficace; non una pietà sentimentale di cui adulti debbano vergognarsi, ma una pietà illuminata e vigorosa, in cui possano anche adulti trovare conforto di dolore, stimolo di virtù.”69

Un incitamento all’impegno, all’azione che era frutto di una consapevolezza antica, di un affetto paterno. “La tabe, la carie della nostra vita morale è il guasto della coscienza, la falsificazione dei criteri – si era detto in una delle conferenze a Genova, nel 1901 – allora, lontano dagli stordimenti della collettività – nella quale l’uomo si stordisce, si inebria”70 è arrivato il momento di riflettere sulla necessità di avviare una cura morale “Una cura morale… – infatti – …è urgente per noi ….– urgente di rimbalzo per questa società i cui mali sono … tutti profondamente intrecciati …con la infermità morale ….”71

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58. Un animale  che “ha più familiari i principi pratici che i principi teoretici, discorre con maggiore sicurezza del bene e del male che del vero e del falso” (G. Semeria “Scienza e Fede e il loro preteso conflitto. La critica della Scienza (Letture storico-artistico-religiose)” Pustet, Roma 1903, pag. 266).
59.  P. G. Semeria “La libertà” Le Monnier, Firenze 1936, pag. 135.
60. “Enc. “Gaudium et Spes”, IV, 43.a. “L’azione caritativa – ribadirà, infatti, il decreto sul “l’Apostolato dei laici”- ora può e deve abbracciare tutti assolutamente gli uomini e tutte quante le necessità. Ovunque vi è chi manca di cibo, di bevanda, di vestito, di casa, di medicine, di lavoro, di istruzione, dei mezzi necessari per condurre una vita veramente umana, chi è afflitto da tribolazioni e da malferma salute, chi soffre l’esilio o il carcere, quivi la carità cristiana deve cercarli e trovarli, consolidarli con premurosa cura e sollevarli porgendo loro aiuto.” (Decr. “Apostolicam Actuositatem”, 18 novembre 1965, 9.d).
61. P. G. Semeria “La libertà”, op. cit., pag. 140.
62. G. Mesolella “G. Semeria per una cultura democratica e popolare” in “Progresso del Mezzogiorno” Napoli, gennaio – giugno 1988, pagg. 65 – 88.
63. P. Giovanni Semeria “Le condizioni dell’insegnamento religioso in Italia” inedito A. B. n.155; “Il sentimento religioso considerato come oggetto e fattore di educazione” inedito A. B. n.165. Ricorderà la “Gaudium et Spes” che “ogni uomo ha il dovere di tener fermo il concetto della persona umana integrale in cui eccellono i valori dell’intelligenza, della volontà, della coscienza e della fraternità che sono fondati tutti in Dio Creatore e che sono stati mirabilmente sanati ed elevati in Cristo.” (61.a) e lavorando, perché questi valori si attuino, deve impegnarsi, tenuto conto del suo specifico dovere, al raggiungimento del bene comune. (Dignitatis humane” I, 6.a).
64. P. Giovanni Semeria “La Morale e le morali” Le Monnier, Firenze 1934, pag. 21 Interessante, al proposito, è la spietata analisi delle “Condizioni dell’istruzione religiosa in Italia” in cui ribadisce che “l’ignoranza religiosa si risolve in (una pericolosa) atonia morale” (manoscritto inedito n. 155 dell’Archivio barnabitico di Roma).
65. P. Giovanni Semeria “La Morale e le morali”, op. cit., pag. 36.
66. P. C. Argenta “Esperienze pedagogiche di Padre Semeria” in “Rivista Lasalliana” Torino, marzo 1967, pagg. 85-86.
67. S. B. “Un utopista precursore (Giovanni Amos Comenius)” in “Rassegna Nazionale” a. XXXIV (1912), fasc. 1 febbraio, vol. 183 (CLXXXIII), pag. 374 – 376.
68. P. Giovanni Semeria “La Coscienza”, op. cit., pag. 99.
69. P. Giovanni Semeria “Le vie della fede”, op. cit. , pagg. 158-159.
70. P. Giovanni Semeria “Le tre coscienze, loro genesi e loro natura” in appendice a: G. Mesolella “P. Giovanni Semeria tra scienza e fede” op. cit., pag. 261.
71. P. Giovanni Semeria “La Morale e le morali”, op. cit. pag. 36.

 

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