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  • G. Mesolella “P. Giovanni Semeria tra scienza e fede”, Ed. Dehoniane, Roma 1988

    G. Mesolella “P. Giovanni Semeria tra scienza e fede”, Ed. Dehoniane, Roma 1988

    In occasione del 150° anniversario della nascita del P. Semeria, avvenuta a Coldirodi di Sanremo (Imperia) il 26 settembre 1867, rendiamo disponibile, per i nostri lettori, una delle più recenti ed organiche biografie del Padre barnabita, nella certezza che possa offrire loro ulteriori spunti per meglio comprendere l’attualità del suo pensiero e l’importanza della sua opera di studioso, di apostolo della Carità.

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  • P. Giovanni Semeria … visto da vicino

    P. Semeria imbandisce una tavola per i piccoli ospiti della Colonia Alpina di Valpelline

    Quando si parla del Padre Semeria il pensiero corre, veloce, all’intellettuale, alle sue capacità oratorie, ai suoi scritti storici, filosofici, all’esilio causatogli dalla crisi modernista, all’esperienza tragica della Grande Guerra, o all’uomo della carità, che attraverso l’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia, fondata, con l’amico Minozzi, ha speso ogni sua energia a favore degli orfani nel Mezzogiorno d’Italia.

    Due grandi icone che sembrano essere complementari e, proprio per questo, esaurirne la poliedrica personalità.  Sfogliando gli appunti di quanti lo hanno conosciuto più da vicino, si ha, poi, l’opportunità di cogliere un ulteriore aspetto del Padre Barnabita, più umile, diretto, ma non per questo meno significativo: la sua profonda umanità, la sua schietta semplicità, l’arguzia bonaria, l’ottimismo senza limiti, l’ingenuità quasi infantile.

    I testi presenti in questa sezione aprono al lettore questa nuova prospettiva colta appieno dal poeta Giovanni Pascoli, amico fraterno del Padre barnabita, che ebbe a dire: “Così grosso com’è e così alto intellettualmente non par vero, ma egli mi sembra il fratello Germano del fanciullino che io mi sento nascere in cuore nelle ore più buone della mia vita.” 1

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  • P. Semeria e l’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia

    istituto
                                                           “A far del bene non si sbaglia mai”  

                                                                                                         G.  Semeria                                                                                                                                                      

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  • “Padre Giovanni Semeria”, Numero Speciale di “Evangelizare”, a. VI (1967), n. 8 (agosto)

    Evangelizare

    In questa sezione presenteremo una scheda critica essenziale dei volumi che risultano fondamentali per comprendere il pensiero e l’opera del Padre Barnabita.

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  • Le condizioni dell’istruzione religiosa in Italia

    Le condizioni dell'istruzione religiosa in Italia

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     Archivio Barnabitico di Roma
    Manoscritto n. 155 *

     

    A. Il Testo:     B. Per approfondire:     C. Letture consigliate:

     

    A. Il Testo:

    Signore,

         Oggi più che mai vorrei avere parole nobili 1 come la causa che sono venuto a perorare e gentili come l’uditorio il cui prezioso concorso alla nobile causa si tratta di guadagnare. Oggi vorrei essere davvero eloquente. Ma proprio oggi nel triste confronto tra quello che la mia parola dovrebbe essere e quello che necessariamente, fatalmente sarà avrei ampio argomento di sconforto se non pensassi che alle anime gentili e buone le grandi, e nobili cause s’impongono come da sé, se non sapessi che voi non siete venuti qui a sentire delle parole ornate ma delle cose utili.    E l’interesse dell’argomento ho piena coscienza che al mio discorso non manca: si tratta d’ una causa tra le maggiori e più urgenti. La religione corre gravissimo rischio in Italia e con lei pericolano parecchie altre cose a cui non si possono disinteressare e non si disinteressano neppure quelli che alla religione si dicono e sono indifferenti. Gli dei partono e a qualcuno può anche importare poco che il tempio rimanga deserto; ma gli dei portano con sé, partendo, molte cose di cui anche i profani abbisognano. Si può, mie buone signore, non aver nessuna tenerezza, nessuna simpatia pel sole, ma non si può disinteressarsi della luce e della fecondità ch’egli comunica sorgendo al nostro emisfero, ch’egli ne sottrae al suo tramonto. Anche Dio è un sole, il cui sorgere e il cui tramontare negli spiriti è rispettivamente fecondo delle conseguenze più’ gravi.

         Io non vi parlerò della guerra che in alto e in basso si muove alla fede, alla religione dei padri: la guerra non è ancora il pericolo supremo; le idee e le istituzioni vive e grandi, come sono le idee cristiane, com’è la istituzione ecclesiastica, la provocano e quasi ne abbisognano per vivere.   La guerra è l’ossigeno che entra in apparenza a bruciare, in realtà a dare e mantenere rigogliosa la vita al nostro organismo.  Finché si discute la religione è segno che la si apprezza e pur discutendola se ne tien viva la idea, tanto più che la discussione ostile richiama lo sforzo di una apologia variamente sottile ed efficace.   E anche quando invece di discutere la religione nel campo delle idee si cerca di opprimerla, e di coartarla con leggi inique nel campo dei fatti, per quanto la guerra assuma una forma più odiosa certo e forse anche più grave, pure si ridestano per forza di reazione, per istinto di vita, certe forze che prima sembravano addormentate spente, e altre divengono per incanto assai più rigogliose ed attive di quello che dianzi, a cose tranquille, si appalesassero.   La persecuzione è il soffio impetuoso che certo può spegnere se debole ma che ravviva se ancora resistente la fiamma.

         Non dunque lì nella guerra di idee e di fatti, nella discussione ostile nella persecuzione o subdola o palese, non lì è, o almeno non lì a me pare che sia il maggiore e più urgente rischio della fede in Italia. Il grande, l’imminente pericolo è d’altra natura: è una morte per esaurimento che ci si minaccia, non è l’odio che ci uccide è l’indifferenza che ci prostra, non è la discussione è l’ignoranza.    Se le cose nostre andranno avanti di quel passo medesimo con cui hanno camminato nell’ultimo trentennio, avremo in enorme maggioranza Italiani Cattolici sì di nome – non avranno né energia né volontà di cambiarlo – ma senza l’ombra di coscienza o di pratica cristiana nella loro vita.   E perché questo non vi paia un allarme fantastico – rettorico permettetemi, o signori, di studiare insieme con voi le condizioni della istruzione religiosa in Italia.   Sarà un toccare con mano la realtà d’un male, di cui non ci sarà difficile misurare la gravità, ma di cui bisognerà poi trovare insieme, di cui toccherà in gran parte a voi applicare il rimedio.

         Giungendo quasi intieramente nuovo in mezzo a voi non posso pur troppo contare su quella efficacia che deriva alla parola da una conoscenza già fatta, da una simpatia già stabilita. Giovi invece, giovi almeno alla mia povera parola l’essere per voi una cosa nuova.

    I

         Il bilancio della istruzione religiosa in Italia, almeno per quel che concerne lo Stato, è sciaguratamente molto, troppo facile a farsi: si riassume in un bel zero.     Costituita appena a nazione, con tenaci sforzi ed insperate fortune, ha cacciato la religione dall’insegnamento superiore universitario, cancellando con un solo tratto di penna le Facoltà teologiche.    Non giovò loro per trovar grazia dinnanzi allo Stato la loro antichità che dava ad esse un valore storico; non giovò il carattere scientifico che la religione vi assumeva in una esposizione metodica, in una difesa razionale; non l’integrarsi loro mercé della umana cultura, per cui la loro presenza riusciva garanzia di vera universalità agli Istituti che le ospitavano.    E l’ostracismo alla religione continuò via via pei Licei, pei Ginnasii, per le Scuole professionali o tecniche, per tutte insomma le Scuole dove s’insegna in nome dello Stato.     L’opera devastatrice s’arrestò solo alla porta delle Classi elementari.     Quivi lo Stato, che non ne ha la gestione ma la cura, consentì o forse anche, secondo lo spirito della legge Casati si può dire impose ai Comuni di dare l’istruzione religiosa ai cittadini che la domandano.

         Ma badate, o signore, che questa disposizione di legge, ottima in sé, associata com’è, nel nostro sistema, alla esclusione del catechismo dalle scuole superiori riesce una medaglia a due facce, o meglio un’arma a doppio taglio; è un ossequio insieme ed un oltraggio. Conservando la religione nelle Scuole elementari lo Stato ha riconosciuto che la religione ci vuole pei fanciulli; ma limitandola a quelle umili Scuole ha proclamato nello stesso tempo che la religione è cosa da fanciulli.    La nostra legislazione su questo punto è una brutta fusione dello spirito scientifico positivista e dello spirito utilitario borghese.      La Scuola primaria è la scuola dei fanciulli, e conservando la religione lì, unicamente lì lo Stato ha obbedito alla ispirazione di quel positivismo, così superficiale malgrado tutte le sue arie di profondità, che considera la religione come una forma mentis necessaria alla umanità bambina (o decadente), come la prima fase che l’umanità collettiva ha superato elevandosi via via alle concezioni metafisiche e scientifiche, ma che deve essere per legge atavica rivissuta nella infanzia da ciascun individuo.     Ma la Scuola primaria è anche la Scuola popolare, non perché sia limitata al popolo sì perché il popolo è limitato ad essa; e conservando lì unicamente lì la religione, lo Stato nostro ha obbedito alle ispirazioni di quella meschina politica per cui la religione fu considerata e si considera quale strumento di dominazione e freno delle plebi soggette.

         Né crediate, o signore, la mia una interpretazione filosofica arbitraria del nostro sistema legislativo.     Alle idee che io ho cercato di estrarre dalla nostra legge, alla psicologia complessa di cui la credo risultato e conseguenza, risponde appieno il modo con cui il Catechismo nelle stesse Scuole elementari viene insegnato.     La religione è all’ultimo posto meccanicamente e moralmente; è la materia meno importante e la peggio insegnata.     Il Regolamento le assegna d’ordinario, anche nelle città migliori, l’ultima ora del sabato, quasi per imprimere intuitivamente nell’animo del fanciullo che la religione… è l’ultima cosa di questo mondo, l’ultima ruota del carro.     Ma in quell’ultima ora del sabato, a fanciulli stanchi del lavoro diurno e settimanale, anelanti ormai ad un equo riposo più che attenti all’ultima fatica, come lo si insegna questo povero, questo tollerato catechismo?

         Io non sono qui, gentili signore, a dir male dei nostri maestri elementari… paria, veri paria di una classe che non è essa medesima la meglio trattata, la più onorata in Italia, la classe degli insegnanti.    No, io sono qui a criticare un sistema non a fare delle maldicenze contro le persone, pronto anzi a riconoscere e confessare subito che queste sono sovente assai migliori di quello e con la loro personale bontà ne correggono gli intrinseci difetti.     Di fatti abbiamo maestri e maestre – e più maestre, purtroppo, che maestri – i quali conoscono, amano il Cristianesimo e ne diffondono a sé dintorno, per una benefica legge d’irradiazione, la luce e il calore.     Ma la legge nostra – per tornare a lei – che cosa esige da coloro ai quali affida un insegnamento (checché si creda) così importante, così delicato per l’influenza che può avere lungo tutta la vita dell’uomo?     La legge non ne esige per questo né la competenza professionale né l’abilità tecnica.    D’ordinario non si danno da difendere cause a un medico o infermi da curare ad un avvocato – appena i ministri si scelgono senza questo criterio, affidando mettiamo l’Agricoltura ad un filosofo, o la Marina ad un agricoltore.     La religione invece per insegnarla nelle nostre scuole non solo non è necessario essere sacerdoti – che parrebbe nato fatto per istruire religiosamente il popolo come gli avvocati sono nati fatti per difendere le cause… oibò, che vi pare? il prete nelle Scuole: molti inorridiscono al solo pensarvi: – non solo dunque non è necessario essere sacerdoti, ma non si richiede nemmeno l’essere cristiani.    Un maestro israelita può benissimo insegnare il Vangelo… e passi per gli israeliti! non sono sempre i meno cristiani: un ateo può benissimo dare ai fanciulli la prima idea di Dio.

         E come lo Stato non esige per l’insegnamento religioso nessuna competenza professionale, nessuna neanche la più elementare, così non dà nessuna abilità tecnica.     Nelle sue Scuole Normali, fabbriche all’ingrosso di Maestri e Maestre, lo Stato insegna Grammatica, Storia, Aritmetica, Calligrafia… a coloro che di tutto questo dovranno poi dare al popolo i primi, non sempre facili, rudimenti.     Ma la religione non si sogna neanche di insegnarla, o anche solo di lasciarla insegnare, a quelli che pure dovranno essere maestri.

     (segue a pag. 2)

     

    * Pubblicato con il titolo “Un grido d’allarme (contro l’indifferenza in fatto di religione)” dalla Tip. della Pace, Lodi 1900, e ristampato in “Le vie della fede. Contributi apologetici”, Libreria Pontificia Federico Pustet, Roma 1903, pagg. 141-161.

     

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  • Cristianesimo e Filantropia

    Cristianesimo e filantropia

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     Archivio Barnabitico di Roma
    Manoscritto n. 65 

     

    A. Il Testo:     B. Per approfondire:     C. Letture consigliate:

     

    A. Il Testo:

    Quello della carità, o m[iei] s[ignori], è un campo dove è facile, ed oggi frequente, il trovare uomini arrivati dai punti più diversi del mondo religioso.   Convegni siffatti oltre all’ essere indiscutibilmente utili pel sollievo più illuminato ed efficace delle umane miserie, di quelle miserie che sono ahimè così numerose, mi paiono ricchi di promesse e di speranze.

    Nel lavoro comune, specie poi quando questo sia lavoro di amore si fondono i cuori, e la fusione dei cuori mi sembra l’avviamento migliore alla concordia, all’armonia delle menti.   Armonia la quale non c’è a temere che avvenga per una condiscendenza di noi cristiani alle negazioni degli spiriti increduli, ma c’è piuttosto ragione di confidare che avvenga per una ascensione di questi acattolici alle affermazioni della nostra fede.   Anzi questa fiducia diviene fondata speranza ove si riesca a provare che il Cristianesimo è logicamente coinvolto nella filantropia come certo la filantropia è logicamente coinvolta nel Cristianesimo.

    Pieno io medesimo di un vivace desiderio di intellettuale concordia ottenuta colle vie del cuore è a tale dimostrazione che mi accingo.

    Non è dunque propriamente una critica della filantropia questa che intraprendo – o certo non è critica severa ed iraconda, ma benigna e serena.   Veggo quel che alla filantropia manca di fronte alla carità, ma mi appoggio volentieri a quello che la filantropia già possiede di bene per invitarla ad integrar sé medesima nell’umile accettazione di quel che il Cristianesimo le porge.

    Piuttosto che condannare assolutamente la filantropia vorrei incoraggiare i filantropi – piuttosto che maledirla come un vizio amo scorgere in essa una virtù incompleta ma perciò stesso un principio che non ha se non da svilupparsi lealmente per diventar perfetto.

    Procedendo in tal guisa però, mostrando che non si dà filantropia vera e piena senza Cristianesimo dovrò pure soggiungere che non si dà Cristianesimo vero senza filantropia.

    Così il discorso si rivolgerà successivamente alle due parti in che si divide la società difettosa al punto di vista della carità cristiana.

    Io rammento, signori, una parola del Cristo ai suoi: Siate misericordiosi come il Padre celeste è miser(icordioso).

    Ebbene una parte della nostra società accetta il siate misericordiosi ma non crede alla misericordia del Padre celeste anzi s’arresta dubbiosa a pensare se un padre ci sia.   Ma intanto un’altra parte della società che ammette Dio e la sua misericordia non intende quella che a nome ed esempio di Lui dovrebbe esercitare.

    Abbiamo filantropi senza religione e Cristiani senza filantropia. Agli uni vorrei dire: Fatevi Cristiani per esser davvero filantropi – ma agli altri soggiungo: Divenite filantropi se volete essere praticamente Cristiani. E sarà questo della carità – carità altamente ispirata, carità praticamente efficace, il miglior ricordo che di questa quaresimale predicazione si possa lasciare.

    Ai meno credenti fra voi insegnerò una delle vie migliori per riacquistare la integrità della fede, ai più credenti il solo mezzo di rendere la loro fede solidamente feconda e per fecondità di opere meritorie dinnanzi a Dio e [ ] dinanzi agli uomini.

     

    B. Per approfondire:

    – G. Semeria “La questione sociale e la Chiesa” in “Rivista internazionale di scienze sociali e Discipline Ausiliarie”, a. 1893, vol. II, fasc. 8 (Agosto 1893), pagg. 554-578;

    – G. Semeria “Le forme nuove della carità cristiana. Discorso per la festa della beneficenza della Società Operaia cattolica San Giovanni Battista De Rossi”, Tipografia Sallustiana, Roma, 1895 [ristampato in “Idealità Buone“(1901, pagg. 143-161) con il titolo “Per gli operai”];

    – G. Semeria “La felicità nella fraternità.  Appunti” in “In cammino”, 1901, pag. 213;

    – P. J. Séméria ”La charité dans la science et la science dans la charité” in “Annales de philosophie chrétienne”, 1901, pagg. 465-485;

    – G. Semeria “Per la posa della prima pietra dello Stabilimento dei giovani derelitti: VIII maggio MCMI”, Stabilimento Tipografico Unione Genovese , Genova 1901;

    – G. Semeria “La carità della scienza e la scienza della carità“, Cogliati, Milano, 1900, ripubblicato in “Le vie della fede. Contributi apologetici“, Libreria Pontificia Federico Pustet, Roma 1903, pagg. 45-70;

    – G. Semeria “L’eredità del secolo“, Federico Pustet, Roma 1900, ristampata, in edizione contraffatta, a cura della Tipografia “L’Arte Bodoniana” di L. Rinfreschi, Piacenza 1903 e dell’Editore Madella, Sesto S. Giovanni 1916;

    – G. Semeria “Un raggio di scienza e di carità sull’alba del secolo“, Desclée Lefebvre, Roma 1901, ristampato in “Le vie della fede. Contributi apologetici” (1903), pagg. 115-139;

    – P. Giovanni Semeria “Le tre coscienze, loro genesi e loro natura” in appendice a: G. Mesolella “P. Giovanni Semeria tra scienza e fede”, Ed. Dehoniane, Roma 1988, pagg. 247-262;

    – G. Semeria “Forme pratiche di solidarietà operaia” in appendice a: G. Mesolella “P. Giovanni Semeria tra scienza e fede”, Ed. Dehoniane, Roma 1988, pagg. 262-269;

    – G. Semeria “Fiducia nei valori sociali moderni”(1903) in “Studi Minozziani”, a. VI, Potenza 2002, pagg. 95-98;

    – G. Semeria ““Idealità buone: Per la scienza – Per la patria – Per il secolo – Per le donne – Per i giovani – Per gli operai – Per la musica – Per i monti – Per la ginnastica – Per le feste”,  Federico Pustet, Roma 1904;

    – G. Semeria “La carità” in “Cor unum” (a beneficio dell’Asilo Naz. gratuito per le figlie dei condannati), Stab. A. Debatte, Livorno 1909, pag. 13;

    – G. Semeria  (Filantropo) “Sui cavalli che pensano e gli uomini che discutono”   in “Rassegna Nazionale”, 1° aprile 1913, pagg. 529-534;

    – P. Giovanni Semeria “Da una lettera del padre Semeria al Comitato Nazionale per l’Assistenza religiosa nell’Esercito” in “Fede e patriottismo: l’opera dei comitati assistenza religiosa. Comitato nazionale assistenza religiosa”,  Scuola tipografica salesiana, Roma 1918;

    – P. Giovanni Semeria “Lettere pellegrine”, Vita e Pensiero, Milano 1919, ripubblicato da Edizione Osanna, Venosa 1991;

    – G. Semeria “Il fuoco dell’incendio e l’incendio della carità”  in “Mater Divinae Providentiae – Mater orphanorum”, novembre 1929;

    – G. Semeria “La carità del chiedere” in “Mater Divinae Providentiae – Mater orphanorum”, gennaio 1930;

    – P. Giovanni Semeria “Tutte le strade menano alla carità” (Dal Quaresimale inedito di Fra Galdino) in “Mater Divinae Providentiae – Mater orphanorum”, aprile 1930;

    – G. Semeria “Unione per il bene. Pagine sulla carità”, L.I.C.E., Torino 1932;

    – G. Semeria “Sentimento e Carità” in “I Barnabiti”, giugno-luglio 1932, pag. 190;

    – G. Semeria “Armonie nostre” in “Evangelizare”,  a. VI (1967), n. 6 (giugno),  pagg. 166-167 [anche in “Mater Divinae Provvidentiae – Mater orphanorum”, Gennaio 1923];

    – G. Mesolella “P. Giovanni Semeria tra scienza e fede”, Ed. Dehoniane, Roma 1988;

    – G. Mesolella “Padre Giovanni Semeria e l’impegno della carità alla luce del Concilio Vaticano II” in  “Studi Minozziani”, Potenza, a. II (1998), pagg. 5-40;

    – G.G. Monaco “Padre Giovanni Semeria e i volti della Carità” in “Studi Minozziani”, a. VI, Potenza 2002, pagg. 59-73;

    – A.M. Gentili “P. Giovanni Semeria nel 75° della morte” in “Barnabiti Studi”, n. 23 (2006), pagg. 291-328;

    – G. Mesolella “La carità della Scienza in Padre Giovanni Semeria” in “P. Giovanni Semeria Servo degli orfani. Ricerche poetiche”, Atti del 12° Concorso Nazionale di poesie e disegno” (a cura di G. Di Cicco e P. Mesolella), Grafiche Mincione, Sparanise 2006, pagg. 7-16;

    – G. Mesolella “L’Umanesimo cristiano tra pensiero e azione in Padre Semeria” in “P. Giovanni SemeriaServo degli orfani. Ricerche poetiche”, Caserta24ore, 2007, pagg. 11-20;

    – Filippo M. Lovison (a cura di), “A 75 anni dalla morte del Servo di Dio P. Giovanni Semeria. Una coscienza insoddisfatta“, Atti del Convegno tenuto a Roma il 15 marzo 2007, in Barnabiti Studi. Rivista di Ricerche storiche dei Chierici Regolari di San Paolo (Barnabiti), Roma, a. 25 (2008);

    – G. Semeria “Zelo religioso” in ”A 75 anni dalla morte del Servo di Dio P. Giovanni Semeria. Una coscienza insoddisfatta”, ”Barnabiti Studi” n. 25 (2008), pagg. 9-14;

    – G. Mesolella “P. Giovanni Semeria e la questione meridionale” in  ”A 75 anni dalla morte del Servo di Dio P. Giovanni Semeria”, “Barnabiti Studi”, n. 25 (2008), pagg. 315-350;

    – C. Faiazza “Semeria-Minozzi: la carità in azione”  in  “A 75 anni dalla morte del Servo di Dio P. Giovanni Semeria…”, “Barnabiti Studi”, n. 25 (2008), pagg. 401-405;

     

    (continua a pag. 2)

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  • P. Giovanni Semeria e la Conciliazione tra Stato e Chiesa

    La firma dei Patti Lateranensi (1929)

     Bibliografia essenziale

    A. Pubblicazioni edite:

    B. Pubblicazioni su siti internet:

    C. Materiali inediti:

     

    A. Pubblicazioni edite:

    – “Religione e patriottismo” nel “Corriere della Sera”, a. XXVI, n. 80, Milano, 22-23.03.1901, pag. 3;

    – G. Semeria “Idealità buone: Per la scienza – Per la patria – Per il secolo – Per le donne – Per i giovani – Per gli operai – Per la musica ….“, Pustet, Roma 1904, pagg. 41-84;

    – G. Semeria “Prefazione” a L. Lacroix “Il Patriottismo”, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1906;

    – Amicus “L’«Espagnolisme» au Vatican” in “Gil Blas”, Paris, a. 27, n. 9722, 30.05.1906, pag. 2;

    – “Le manifestzioni di esultanza” nel “Corriere della Sera”, a. LIV, n. 39, Milano, 14.02.1929, pag. 6;

    – “La commemorazione del Maresciallo Cadorna” ne “La Gazzetta”, a.XXII, n. 14, Verbania, 20.02.1929, pag. 2;

    – G. Semeria ” Napoleone e Carlo Magno” in “Corriere d’Italia” dell’ 11 febbraio 1929 [ripreso anche in “Mater Divinae Providentiae – Mater Orphanorum”, marzo-aprile 1929, pag. 7 e sgg.];

    – G. Semeria “La conciliazione fra la Chiesa e lo Stato”, Conferenza tenuta al Teatro “La Fenice” di Venezia il 18 febbraio 1929 [ripetuta, nel mese di luglio dello stesso anno anche nella chiesa Mater Admirabilis di Rimini (cfr. “Il Popolo di Romagna”, 27 luglio 1929, cit. da M. Masini “Il Nevone del ’29” in “Ariminum” a. XIX, n. 1, gennaio-febbraio 2012, pag. 17);

    – v. b. “La Città del Vaticano” nel “Corriere della Sera”, a. LV, n. 123, Milano, 24.05.1930, pag. 3;

    – s. n. “Quattro Papi e la Conciliazione” nel “Corriere della Sera”, a. LV, n. 222, Milano, 18.09.1930, pag. 3;

    – G. Semeria “I miei quattro papi” (Leone XIII e Pio X), vol I, Ambrosiana, Milano 1930, pagg. 197 segg.;

    – R. Murri “L’ulivo di Sàntema”, Sapientia Editrice, Roma 1930, pag. 221;

    – “La morte di padre Semeria” in “Malta”, 17.3.1931 [anche in “Il Regime fascista”, Cremona, 17.3.1931;

    – “Padre Semeria e un tentativo di conciliazione vaticana” in “Liguria. Rrassegna mensile dell’attività ligure“, Genova 1940, pagg. 9 e sgg.;

    – U. Janni “Necrologio su Padre Semeria” in A Gentili “Filosemitismo e Ecumenismo in P. Giovanni Semeria”  in “Barnabiti Studi”, Roma, n. 34 (2017), pag. 56;

    – G. De Sando “Giovanni Semeria cappellano militare padre degli orfani di guerra: ricordi ed aneddoti“, Edizione Liber, Milano 1934, pagg. 149-151;

    – R. Farinacci “Padre Giovanni Semeria” (necrologio 1931) cit in: A.M. Gentili “P. Giovanni Semeria nel 75° della morte” in “Barnabiti Studi”, n. 23 (2006), pag. 340;

    – G. Volpe “Italia moderna: 1815-1915″, Sansoni, Firenze 1946, pag. 410;

    – V. Del Giudice “La questione romana e i rapporti tra Stato e Chiesa fino alla conciliazione: con considerazioni sui Patti Lateranensi e sull’art. 7 della Costituzione Repubblicana”, Edizioni dell’Ateneo, Roma 1947, pag. 166;

    – P. Minozzi “Fra i prodromi della Conciliazione, da 1870-1929. Il grande ideale. La Conciliazione”in “Rivista Romana”, Roma 1957, pagg. 131-135;

    – “Padre Giovanni Minozzi, padre Genocchi e la Conciliazione” in “Annali di N. S. del S. Cuore”, Roma, aprile 1959, pagg. 70-71;

    – G.B. Madia “Storia dell’eloquenza”, Dall’Oglio, Milano 1959, pag. 559;

    – G. Minozzi “Padre Genocchi e la Conciliazione” in “Annali di N. S. del S. Cuore”, Roma, aprile 1959, pagg. 70-71;

    – G. Cappelli “La prima sinistra cattolica in Toscana”, Cinque Lune, Roma 1962;

    – E. Patuelli “Padre Minozzi per la Conciliazione” in “Evangelizare”, a. II (1963), n. 2 (febbraio), pagg. 12-13;

    – G.M. Carpaneto “Fonti per la storia del regio exequatur a S. E. mons. Andrea Caron, Arcivescovo di Genova, 1912-1914″, voll. I-II,  Biblioteca Franzoniana, Genova 1964; 

    – F. Margiotta Broglio “Italia e Santa Sede dalla grande guerra alla Conciliazione”, Laterza, Bari 1966, pagg. 16-19, 261-280, 284-286;

    –  A. Durante “Andrea Caron e un periodo critico di storia genovese”, Scuola grafica don Bosco, Genova 1966, 

    – L. Bedeschi “I pionieri della D. C. Modernismo cattolico 1896-1906”, Il Saggiatore, Milano 1966, pagg. 5625-560;

    – G. Levi della Vida “Fantasmi ritrovati, Neri Pozza, Venezia 1966, pagg. 104-105;

    – P. Rossi “Padre Giovanni Semeria”  in “Ponente d’Italia”,  Savona, novembre 1966, pagg. 5-8;

    – E. Garin “Cronache di filosofia italiana. 1900-1943”, Laterza, Bari 1966, vol. II, pagg. 450-451;

    – C. Marcora “Lettere del P.G. Semeria a Mons. Bonomelli” in “Il Bene”, Milano, gennaio-febbraio-marzo 1967;

    – L. Galaffu “Attualità dcl padre Semeria” in « Evangelizare”, luglio 1967, pagg. 209-211;

    – G. Vita “Nel suo tempo” in “Evangelizare”, Numero Speciale,  a. VI (1967), n. 8 (agosto), pag. 16;

    – Don Verità “Dio e Patria: un apostolato immortale” nel “Giornale di Bergamo”, 4.10.1967;

    –  U. G. “Padre Semeria non piace a Dell’Acqua”  ne “Lo Specchio”, Roma, 1 ottobre 1967;

    – M. Chouquer “Conciliazione. 1929 -11 febbraio – 1969. Conciliazione tra lo Stato italiano o a Santa Sede” in “Evangelizare”,  a. VIII (1969), n. 11 (gennaio), pagg. 40-42;

    – L. Bedeschi “Mons. Bonomelli, don Clementi e la fine del “non expedit” in “Studi cattolici”, a. 1969, pagg. 9-11;

    – C. Marongiu-Buonaiuti “Non expedit. Storia di una politica”, Giuffrè, Milano 1971;

    – P. T. Pasquali “Sul filo dei ricordi” in “Evangelizare”,  a. X (1971), n. 3 (marzo), pag. 70;

    – G. Gallina “Il problema religioso nel Risorgimento e il pensiero di Geremia Bonomelli (con documenti inediti)”, Università Gregoriana Editrice, Roma 1974;

    – P. Scoppola “Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia” Il Mulino, Bologna 1975;

    – L. Bedeschi “Lineamenti socioreligiosi dell’antimodernismo genovese”  in “Fonti e Documenti”, Centro Studi per la Storia del Modernismo, Urbino, n. 4 (1975), pagg. 7-53;

    – E. Fonzi “I Patti Lateranensi” in “Historia”, febbraio 1977, pag. 9;

    – D. Sorrentino “La Conciliazione e il “fascismo cattolico”: i tempi e la figura di Egilberto Martire”, Morcelliana, Brescia 1980;

    – G. Vassallo “Genova 1912: un tipico caso di contrasto tra Stato e Chiesa” in “Civitas”, XXXI, 10 ottobre 1980, pagg. 9-32;

    – F. Della Rocca “I papi della questione romana(da Pio IX a Pio XI)”, Officium Libri Catholici, Roma 1981, pagg. 65, 133-161;

    –  L. M. De Bernardis ““La Liguria del popolo” e la crisi modernista”, in AA. VV.” Saggi di storia del giornalismo in memoria di Leonida Balestreri”, Istituto mazziniano, Genova 1982, pagg. 187-227 [in partic. pagg. 214 ss];

    – P.E. Taviani “Dalla Costituente alle modifiche del Concordato Lateranense” in “Civitas, Rivista di Studi Politici”, a. XXXVI, n. 4, Luglio-Agosto 1985;

    – S. D’Amico “Dal Diario di Guerra 1916-1917” in “Ariel”, Bulzoni, Roma 1987, pag. 87 [anche in S. D’Amico “La vigilia di Caporettodiario di guerra”, Bulzoni, Roma 1996, pag. 13];

    – G. Mesolella “P. Giovanni Semeria tra scienza e fede”, Ed. Dehoniane, Roma 1988, pagg. 83-84;

    – R. P. de Tarso “Una Curiosità Semeriana” in “Eco dei Barnabiti”, a. LXXIII (1993), n. 2, Roma, pagg. 54-55;

    – L. Picardi “Cattolici e fascismo nel Molise 1922-1943″, Studium, Roma 1995, pag. 51;

    – C. Monti, A. Scottà, G. Rumi “La conciliazione ufficiosa: diario del barone Carlo Monti incaricato d’affari del governo italiano presso la Santa Sede : 1914-1922”, Vol. 2, Libreria editrice Vaticana, Roma 1997;

    – M. Cattaneo, L. Pazzaglia “Maestri, educazione popolare e società in Scuola Italiana Moderna: 1893-1993”, Ed. La Scuola, Brescia 1997, pag. 197;

    – M. Bocci “Oltre lo Stato liberale: ipotesi su politica e società nel dibattito cattolico tra fascismo e democrazia”, Bulzoni, Roma 1999, pagg. 134, 150;

    – A. Corsetti “Scritti”, Le Lettere, Firenze 1999, pag. 41n;

    – F. Peloso “Conciliazione 1929 – Don Orione al Duce: Firmiamo quei Patti” in “Avvenire”, 14.1.2000;

    – G. Marchi “Don Orione la politica e i politici“, Relazione tenuta al Convegno “Don Orione e il Novecento”, 1 – 3 marzo 2002, Pontificia Università Lateranense di Roma;

    – F. Peloso (a cura di) “Don Orione e il Novecento: atti del convegno di studi, Roma, 1-3 marzo 2002” (a cura di F. Peloso), Rubbettino, Soveria Mannelli 2003, pag. 67;

    – A.M. Gentili “P. Giovanni Semeria nel 75° della morte” in “Barnabiti Studi”, n. 23 (2006), pagg. 291-377;

    N. LabancaG. Rochat Il soldato, la guerra e il rischio di morire”, UNICOPLI, Milano 2006, pag. 96;

    – F. M. Lovison “Il Cappellano Militare Giovanni Semeria: le «Armonie Cristiane» di un uomo di Chiesa” in ”Barnabiti Studi” n. 24 (2007), pagg. 114-115;

    (segue a pag. 2) 

    Note:

    1. fonte: http://www.clubdomenica.it/immagini new/cronaca/immagini/1929 patti lateranensi.JPG

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