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  • P. Giovanni Semeria e la Conciliazione tra Stato e Chiesa

    La firma dei Patti Lateranensi (1929)

     Bibliografia essenziale

    A. Pubblicazioni edite:

    B. Pubblicazioni su siti internet:

    C. Materiali inediti:

     

    A. Pubblicazioni edite:

    – “Religione e patriottismo” nel “Corriere della Sera”, a. XXVI, n. 80, Milano, 22-23.03.1901, pag. 3;

    – G. Semeria “Idealità buone: Per la scienza – Per la patria – Per il secolo – Per le donne – Per i giovani – Per gli operai – Per la musica ….“, Pustet, Roma 1904, pagg. 41-84;

    – G. Semeria “Prefazione” a L. Lacroix “Il Patriottismo”, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1906;

    – Amicus “L’«Espagnolisme» au Vatican” in “Gil Blas”, Paris, a. 27, n. 9722, 30.05.1906, pag. 2;

    – “Le manifestzioni di esultanza” nel “Corriere della Sera”, a. LIV, n. 39, Milano, 14.02.1929, pag. 6;

    – “La commemorazione del Maresciallo Cadorna” ne “La Gazzetta”, a.XXII, n. 14, Verbania, 20.02.1929, pag. 2;

    – G. Semeria ” Napoleone e Carlo Magno” in “Corriere d’Italia” dell’ 11 febbraio 1929 [ripreso anche in “Mater Divinae Providentiae – Mater Orphanorum”, marzo-aprile 1929, pag. 7 e sgg.];

    – G. Semeria “La conciliazione fra la Chiesa e lo Stato”, Conferenza tenuta al Teatro “La Fenice” di Venezia il 18 febbraio 1929 [ripetuta, nel mese di luglio dello stesso anno anche nella chiesa Mater Admirabilis di Rimini (cfr. “Il Popolo di Romagna”, 27 luglio 1929, cit. da M. Masini “Il Nevone del ’29” in “Ariminum” a. XIX, n. 1, gennaio-febbraio 2012, pag. 17);

    – v. b. “La Città del Vaticano” nel “Corriere della Sera”, a. LV, n. 123, Milano, 24.05.1930, pag. 3;

    – s. n. “Quattro Papi e la Conciliazione” nel “Corriere della Sera”, a. LV, n. 222, Milano, 18.09.1930, pag. 3;

    – G. Semeria “I miei quattro papi” (Leone XIII e Pio X), vol I, Ambrosiana, Milano 1930, pagg. 197 segg.;

    – R. Murri “L’ulivo di Sàntema”, Sapientia Editrice, Roma 1930, pag. 221;

    – “La morte di padre Semeria” in “Malta”, 17.3.1931 [anche in “Il Regime fascista”, Cremona, 17.3.1931;

    – “Padre Semeria e un tentativo di conciliazione vaticana” in “Liguria. Rrassegna mensile dell’attività ligure“, Genova 1940, pagg. 9 e sgg.;

    – U. Janni “Necrologio su Padre Semeria” in A Gentili “Filosemitismo e Ecumenismo in P. Giovanni Semeria”  in “Barnabiti Studi”, Roma, n. 34 (2017), pag. 56;

    – G. De Sando “Giovanni Semeria cappellano militare padre degli orfani di guerra: ricordi ed aneddoti“, Edizione Liber, Milano 1934, pagg. 149-151;

    – R. Farinacci “Padre Giovanni Semeria” (necrologio 1931) cit in: A.M. Gentili “P. Giovanni Semeria nel 75° della morte” in “Barnabiti Studi”, n. 23 (2006), pag. 340;

    – G. Volpe “Italia moderna: 1815-1915″, Sansoni, Firenze 1946, pag. 410;

    – V. Del Giudice “La questione romana e i rapporti tra Stato e Chiesa fino alla conciliazione: con considerazioni sui Patti Lateranensi e sull’art. 7 della Costituzione Repubblicana”, Edizioni dell’Ateneo, Roma 1947, pag. 166;

    – P. Minozzi “Fra i prodromi della Conciliazione, da 1870-1929. Il grande ideale. La Conciliazione”in “Rivista Romana”, Roma 1957, pagg. 131-135;

    – “Padre Giovanni Minozzi, padre Genocchi e la Conciliazione” in “Annali di N. S. del S. Cuore”, Roma, aprile 1959, pagg. 70-71;

    – G.B. Madia “Storia dell’eloquenza”, Dall’Oglio, Milano 1959, pag. 559;

    – G. Minozzi “Padre Genocchi e la Conciliazione” in “Annali di N. S. del S. Cuore”, Roma, aprile 1959, pagg. 70-71;

    – G. Cappelli “La prima sinistra cattolica in Toscana”, Cinque Lune, Roma 1962;

    – E. Patuelli “Padre Minozzi per la Conciliazione” in “Evangelizare”, a. II (1963), n. 2 (febbraio), pagg. 12-13;

    – G.M. Carpaneto “Fonti per la storia del regio exequatur a S. E. mons. Andrea Caron, Arcivescovo di Genova, 1912-1914″, voll. I-II,  Biblioteca Franzoniana, Genova 1964; 

    – F. Margiotta Broglio “Italia e Santa Sede dalla grande guerra alla Conciliazione”, Laterza, Bari 1966, pagg. 16-19, 261-280, 284-286;

    –  A. Durante “Andrea Caron e un periodo critico di storia genovese”, Scuola grafica don Bosco, Genova 1966, 

    – L. Bedeschi “I pionieri della D. C. Modernismo cattolico 1896-1906”, Il Saggiatore, Milano 1966, pagg. 5625-560;

    – G. Levi della Vida “Fantasmi ritrovati, Neri Pozza, Venezia 1966, pagg. 104-105;

    – P. Rossi “Padre Giovanni Semeria”  in “Ponente d’Italia”,  Savona, novembre 1966, pagg. 5-8;

    – E. Garin “Cronache di filosofia italiana. 1900-1943”, Laterza, Bari 1966, vol. II, pagg. 450-451;

    – C. Marcora “Lettere del P.G. Semeria a Mons. Bonomelli” in “Il Bene”, Milano, gennaio-febbraio-marzo 1967;

    – L. Galaffu “Attualità dcl padre Semeria” in « Evangelizare”, luglio 1967, pagg. 209-211;

    – G. Vita “Nel suo tempo” in “Evangelizare”, Numero Speciale,  a. VI (1967), n. 8 (agosto), pag. 16;

    – Don Verità “Dio e Patria: un apostolato immortale” nel “Giornale di Bergamo”, 4.10.1967;

    –  U. G. “Padre Semeria non piace a Dell’Acqua”  ne “Lo Specchio”, Roma, 1 ottobre 1967;

    – M. Chouquer “Conciliazione. 1929 -11 febbraio – 1969. Conciliazione tra lo Stato italiano o a Santa Sede” in “Evangelizare”,  a. VIII (1969), n. 11 (gennaio), pagg. 40-42;

    – L. Bedeschi “Mons. Bonomelli, don Clementi e la fine del “non expedit” in “Studi cattolici”, a. 1969, pagg. 9-11;

    – C. Marongiu-Buonaiuti “Non expedit. Storia di una politica”, Giuffrè, Milano 1971;

    – P. T. Pasquali “Sul filo dei ricordi” in “Evangelizare”,  a. X (1971), n. 3 (marzo), pag. 70;

    – G. Gallina “Il problema religioso nel Risorgimento e il pensiero di Geremia Bonomelli (con documenti inediti)”, Università Gregoriana Editrice, Roma 1974;

    – P. Scoppola “Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia” Il Mulino, Bologna 1975;

    – L. Bedeschi “Lineamenti socioreligiosi dell’antimodernismo genovese”  in “Fonti e Documenti”, Centro Studi per la Storia del Modernismo, Urbino, n. 4 (1975), pagg. 7-53;

    – E. Fonzi “I Patti Lateranensi” in “Historia”, febbraio 1977, pag. 9;

    – D. Sorrentino “La Conciliazione e il “fascismo cattolico”: i tempi e la figura di Egilberto Martire”, Morcelliana, Brescia 1980;

    – G. Vassallo “Genova 1912: un tipico caso di contrasto tra Stato e Chiesa” in “Civitas”, XXXI, 10 ottobre 1980, pagg. 9-32;

    – F. Della Rocca “I papi della questione romana(da Pio IX a Pio XI)”, Officium Libri Catholici, Roma 1981, pagg. 65, 133-161;

    –  L. M. De Bernardis ““La Liguria del popolo” e la crisi modernista”, in AA. VV.” Saggi di storia del giornalismo in memoria di Leonida Balestreri”, Istituto mazziniano, Genova 1982, pagg. 187-227 [in partic. pagg. 214 ss];

    – P.E. Taviani “Dalla Costituente alle modifiche del Concordato Lateranense” in “Civitas, Rivista di Studi Politici”, a. XXXVI, n. 4, Luglio-Agosto 1985;

    – S. D’Amico “Dal Diario di Guerra 1916-1917” in “Ariel”, Bulzoni, Roma 1987, pag. 87 [anche in S. D’Amico “La vigilia di Caporettodiario di guerra”, Bulzoni, Roma 1996, pag. 13];

    – G. Mesolella “P. Giovanni Semeria tra scienza e fede”, Ed. Dehoniane, Roma 1988, pagg. 83-84;

    – R. P. de Tarso “Una Curiosità Semeriana” in “Eco dei Barnabiti”, a. LXXIII (1993), n. 2, Roma, pagg. 54-55;

    – L. Picardi “Cattolici e fascismo nel Molise 1922-1943″, Studium, Roma 1995, pag. 51;

    – C. Monti, A. Scottà, G. Rumi “La conciliazione ufficiosa: diario del barone Carlo Monti incaricato d’affari del governo italiano presso la Santa Sede : 1914-1922”, Vol. 2, Libreria editrice Vaticana, Roma 1997;

    – M. Cattaneo, L. Pazzaglia “Maestri, educazione popolare e società in Scuola Italiana Moderna: 1893-1993”, Ed. La Scuola, Brescia 1997, pag. 197;

    – M. Bocci “Oltre lo Stato liberale: ipotesi su politica e società nel dibattito cattolico tra fascismo e democrazia”, Bulzoni, Roma 1999, pagg. 134, 150;

    – A. Corsetti “Scritti”, Le Lettere, Firenze 1999, pag. 41n;

    – F. Peloso “Conciliazione 1929 – Don Orione al Duce: Firmiamo quei Patti” in “Avvenire”, 14.1.2000;

    – G. Marchi “Don Orione la politica e i politici“, Relazione tenuta al Convegno “Don Orione e il Novecento”, 1 – 3 marzo 2002, Pontificia Università Lateranense di Roma;

    – F. Peloso (a cura di) “Don Orione e il Novecento: atti del convegno di studi, Roma, 1-3 marzo 2002” (a cura di F. Peloso), Rubbettino, Soveria Mannelli 2003, pag. 67;

    – A.M. Gentili “P. Giovanni Semeria nel 75° della morte” in “Barnabiti Studi”, n. 23 (2006), pagg. 291-377;

    N. LabancaG. Rochat Il soldato, la guerra e il rischio di morire”, UNICOPLI, Milano 2006, pag. 96;

    – F. M. Lovison “Il Cappellano Militare Giovanni Semeria: le «Armonie Cristiane» di un uomo di Chiesa” in ”Barnabiti Studi” n. 24 (2007), pagg. 114-115;

    (segue a pag. 2) 

    Note:

    1. fonte: http://www.clubdomenica.it/immagini new/cronaca/immagini/1929 patti lateranensi.JPG

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  • Una parola da buoni fratelli su un interesse comune (1890)

    Una parola da buoni fratelli

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     Archivio Barnabitico di Roma
    Manoscritto n. 68 

     

    Lettera al Direttore della “Voce” sulla partecipazione dei cattolici alla vita politica

    A. Il Testo:     B. Per approfondire:     C. Letture consigliate:

     

    A. Il Testo:

    Pregiatissimo Signor Direttore,

    Le sarò da parte mia molto riconoscente se, quand’Ella lo giudichi opportuno, vorrà far un posticino nel suo giornale così benemerito della buona causa a queste mie chiacchiere.

    Giorni addietro comparvero sull’Unità Cattolica varie lettere che io conosco solo per qualche brano riferitone in altri giornali più specialmente per un articolo della Voce della Verità , dove ne erano riassunti i concetti fondamentali.   In quelle lettere e in questo articolo si dimostra od almeno si cerca di mostrare essere opportunissimo e direi quasi necessario che i cattolici continuino in quella astensione dalla vita politica, che s’è finora seguita.   Avendo io in animo di esporre alla buona quelle considerazioni che da lungo tempo mi fermentano in capo e che quegli articoli hanno eziando più vivamente ridestato m’è necessario premettere alcune avvertenze per non dar luogo ad equivoci.

    Sono cattolico e quindi debbo e voglio innanzi tutto mantenuta l’ obbedienza e la carità.   L’obbedienza, come è chiaro, mi fa esternamente ed internamente rispettoso per le disposizioni del Papa, a cui spetta dirigere la lotta e tracciare la linea di azione.   Or bene il Papa sulla questione della partecipazione alla vita pubblica si è pronunciato abbastanza chiaramente da non venir frainteso. Però mi si permettano due osservazioni che mi paiono giuste. Le disposizioni del Papa a questo proposito non sono di quelle disposizioni assolute che non possono venir mutate, come tutte le disposizioni dogmatiche e morali. Qui si tratta invece, e su questo punto non ho mai veduto far questione, di una misura di prudenza, d’una linea d’azione che domani il Papa, cessate certe ragioni e sortene certe altre, potrebbe credere opportuno di cangiare.   Ora i lodati articoli contengono oltreché la giustificazione della politica presente, un accenno quanto si vuole implicito alla futura, checché ne sia, delle intenzioni degli scrittori (delle quali non ho certo il segreto).   Dai loro scritti traspare questa aspirazione che pel bene vero della Chiesa e dell’Italia, bene che niun cattolico italiano può scompagnare, si continui nell’astensione finora praticata.   Chi dice: la strada che si batte hic et nunc è buona, ed è la sola buona, un’altra strada per cui qualcuno vorrebbe mettersi mena al deserto e al precipizio, costui, voglia o no, viene a dire: Teniamo ora e sempre la stessa strada, né la si cangi per tutto l’oro del mondo.   Orbene se si può legittimamente aspirare ad una politica avvenire che sia la continuazione della presente, non veggo perché non si possa aspirare ad una politica che ne sia diversa: giacché esiste forse anche per gli anni avvenire qualche disposizione del Papa?   Se si lavora con gli scritti a preparare la continuazione non vedo perché non si possa preparare una qualche novità.

    Ma dell’avvenire lasciamo alla Provvidenza il pensiero, e fermiamoci nel presente. Stando al presente mi preme che si distingua tra una disposizione e le ragioni che non il Superiore, mai suddito, anche ottimamente intenzionati ne arrecano.   Se il Papa ha manifestato particolari ragioni e precise dell’ordine dato d’astenesi dalle urne politiche, io mi guarderò bene dal disertarle. Ma finché mi si portano da altri che non è il Papa delle ragioni che possono essere quelle del Papa e possono non esserlo, mantengo il mio diritto di discuterle.   Ed è questo diritto precisamente che vorrei esercitare in queste noterelle. Col che, ben inteso, non intendo punto di ledere la carità.    Se ci fu e ci è al mondo discussione che non debba offendere la carità è certo quella che si fa tra cattolici e più che altro la presente.   Siamo cattolici e ciò vuole dire che siamo fratelli non solo in Adamo non solo in Gesù Cristo, ma fratelli nella vera famiglia di Gesù che è la sua Chiesa: abbiamo comuni le aspirazioni e i principii. Il che non toglie, è vero, che ciascuno non possa avere sul modo migliore di attuare i principii e realizzare le comuni aspirazioni qualche sua veduta particolare, e che non possa nei limiti concessi palesarla; ma toglie che tale manifestazione sia a detrimento della carità, perché non lede l’ unione che della carità è la base: in necessariis unitas. Ed affinché i modi  della manifestazione non rendano nociva alla carità quella manifestazione che in sé medesima è innocua, farò del mio meglio per tenermi entro i limiti di una discussione  non solo urbana, non solo amichevole, perché non siamo solo uomini ed amici, ma fraterna, perché siamo e vogliamo essere fratelli.   Perciò stesso protesto di rispettare le vedute di coloro con cui imprendo a discutere ed anticipatamente ritiro ogni parola che potesse sembrare offensiva. Solo prego tutti a volermi leggere spassionatamente, e se qualcuno desse mai tanto peso a queste chiacchiere da voler rispondere, aspetti a farlo quando avrò finito di esporre tutto il mio pensiero.

    Dopo questo preambolo, a dir vero un po’ lungo ma non inutile, eccomi all’articolo della Voce della Verità (Venerdì 25 aprile 1890 Le mani nette).   Dopo un esordio molto più breve del mio l’articolista entra in materia.   La sua impresa, il suo obiettivo è precisamente quello di disilludere il manipolo di illusi che aspirano al vanto di essere i pionieri di una nuova maniera di svolgere l’azione cattolica nella società civilee nella politica italiana. Il qual linguaggio mira, implicitamente, a gettare su di costoro quel dirò così disprezzo che accompagna sempre, volis nolis (vuoi o non vuoi ndr) la minoranza; e molto più quella che invece di poter mostrare dei fatti passati o presenti non può mostrar che aspirazioni.   Su questo manipolo l’articolo della Voce ama di scherzare urbanamente e la fine, rispondendo secondo le migliori regole, al principio li battezza appunto come i poeti della gran questione che oggi si dibatte tra la Chiesa e lo Stato italiano.

    Quando sarò anch’io giunto alla fine (chi sa quando? perché senza aver ancora un concetto molto esatto dei limiti entro cui mi conterrò, ho un  quasi presentimento che non debbano essere troppo bravi) sarà il momento di dire una parola su questa poesia.   Intanto restringendomi alla quistione del numero, dirò che l’osservazione è al tutto fuor di proposito. Dapprima non credo che si sia mai fatto nessun censimento per contarli. In secondo luogo ci sono molti, forse più che la Voce non pensa, i quali appartengono a questo manipolo, ma non tutti hanno modo di farsi sentire, né hanno la smania di far sapere le loro aspirazioni. Ciò non ostante gli ultimi fatti di Roma all’Unione Romana (fatto che la Voce ha avuto la prudenza di seppellire in un glaciale silenzio) mostrano abbastanza se, almeno qui in Roma, sono poi tanto pochi questi pionieri: e fuor di Roma, non credo che sian meno, se pur non sono di più.   Ma, detto questo, unicamente per metter le cose al loro posto e per far conoscere tutta intera la verità, soggiungerò tosto che i conti sul numero li tengo, come ho detto, fuor di proposito. Non si tratta di vedere se sono pochi o molti, ma se sono illusi o in senno. La Voce li tratta da illusi: ma importa discutere le ragioni di una sentenza, che non è inappellabile.

    Il primo argomento della Voce è questo: Che cosa andreste voi a fare nel Parlamento? Voi non potreste risolvere la quistione romana, che è l’unica quistione interessante pei Cattolici Italiani.   Dunque è inutile che ci andiate.   Anzi sussume, la Voce … ma lasciamo la sussunta per quando avremo detto una parola sull’argomento.

    “Partecipando alla vita politica i Cattolici non possono sciogliere la Quistione Romana.”

    La Voce è un giornale logico, mi permetterà l’uso delle distinzioni.   Ebbene io distinguo: Subito lo conceda. Bisognerebbe essere ben ingenui per immaginare quest’ordine di avvenimenti. Domani il Papa dice: Figli della Chiesa e dell’Italia vi lascio libertà di provvedere in tutti i modi legali alla salute d’entrambe.   Il giorno dopo si fanno le elezioni: i Cattolici maggioranza o minoranza che riescano entrano in Parlamento e vi propongono il trasporto della capitale a Firenze etc.   Ma da non poterla risolvere subito ne vien forse che non potrebbero far nulla per questa benedetta quistione?   Qui parliamoci chiaro, franco e sgombriamo dalle illusioni.

    Primo: essi avvierebbero almeno una qualche soluzione di questa quistione, mentre astenendoci non ne avviamo nessuna.   Questo primo punto mi par chiaro come la luce del sole: chiaro che la partecipazione alla vita pubblica è un qualche avviamento a sciogliere una quistione pubblica: chiaro pure che finora un avviamento pratico non l’abbiamo. Infatti che cosa possiamo noi oggi fare per questa quistione?   Pregare che è la miglior cosa, ma non sufficiente, in questo senso che Dio non aggiusta, almen di solito, Lui direttamente le cose, ma si serve di mezzi creati, umani per aggiustar le cose create ed umane. Ma fuori della preghiera qual mezzo?   Io suppongo che domani si presenti alla Voce della Verità un giovane di bell’ingegno, di cuore e Le dica: Voglio far qualcosa per la Chiesa e la mia patria, e precisamente per sciorre la Quistione Romana. Che cosa mi consigliate? Qui per fortuna la Voce mi risponde nello stesso articolo: “Mano all’opera di sempre più allargare la propria attività tra le classi popolari e fra la gioventù per mezzo delle associazioni cattoliche, della scuola, delle opere religiose e della Stampa Cristiana.”

    (segue a pag. 2)


  • “Il pensiero di San Paolo nella Lettera ai Romani” (1903)

    Il Cristianesimo di Severino Boezio rivendicato(1900)

    In questa sezione presenteremo una scheda critica essenziale dei volumi che risultano fondamentali per comprendere il pensiero e l’opera del Padre Barnabita.

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  • “Il Cristianesimo di Severino Boezio rivendicato” (1888)

    Il Cristianesimo di Severino Boezio rivendicato(1900)

    In questa sezione presenteremo una scheda critica essenziale dei volumi che risultano fondamentali per comprendere il pensiero e l’opera del Padre Barnabita.

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  • Lettere Pellegrine (1919)

    Lettere Pellegrine (1919)

    In questa sezione presenteremo una scheda critica essenziale dei volumi che risultano fondamentali per comprendere il pensiero e l’opera del Padre Barnabita.

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  • P. Giovanni Semeria e la Scienza della Carità

    La scienza della carità

     Bibliografia essenziale

     

    Ad una lettura superficiale e parziale della produzione semeriana, non pochi potrebbero essere portati a pensare che il religioso sia passato – complice l’esperienza tragica della guerra  – da una concezione giovanile della Carità, talvolta ai limiti dell’ortodossia, intesa come ricerca critica sulle fonti e impegno apologetico contro le ideologie positiviste, ad una concezione più ortodossa, più concreta, per la quale ha indirizzato ogni suo sforzo, fisico ed intellettuale, alla ricerca di pane per gli orfani di guerra1.

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  • L’eredità del secolo (1900)

    L'eredità del secolo (1900)

    In questa sezione presenteremo una scheda critica essenziale dei volumi che risultano fondamentali per comprendere il pensiero e l’opera del Padre Barnabita.

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  • Scienza e Fede e il loro preteso conflitto (1903)

    Padre Semeria a gran velocità

    In questa sezione presenteremo una scheda critica essenziale dei volumi che risultano fondamentali per comprendere il pensiero e l’opera del Padre Barnabita.

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