Col suo impegno di studioso ed oratore sollecitava, infatti, il clero, gli intellettuali, i teologi, a conciliare con la morale – e il pensiero cristiano – il frutto delle nuove scienze, delle più recenti scoperte – specie nel settore della critica storica – in modo che la pratica della religione e l’onestà intellettuale dello scienziato potessero procedere di pari passo con la conoscenza scientifica, nella prospettiva di arrivare a un’interpretazione della realtà, integrale, sinceramente cristiana.
[pullquote]Un Cristianesimo vivo che guarda agli uomini, ai loro problemi …[/pullquote]
La Chiesa, non quella ideale che non muta, ma quella reale , che vive e soffre nella storia, chiedeva – infatti – quotidianamente – uno sforzo concreto alla gerarchia perché, evitando di presentare un messaggio cristiano cristallizzato, proponesse un Cristianesimo vivo che guardasse agli uomini, ai loro problemi, e non si fermasse ai sistemi astratti d’idee; lo stesso Tomismo doveva essere in qualche modo riletto – per il barnabita – alla luce di un “metodo psicologico”, di un “metodo storico” per ricollocare il pensiero nel suo tempo e nelle particolari condizioni storiche che lo avevano generato.
Ciò avrebbe rappresentato, per la Chiesa, un atto di coraggio ed, insieme, un grande atto di Carità che non pochi vantaggi avrebbe arrecato alla comunità cristiana, assetata di Verità; una concreta possibilità per confermare come – in un clima ideologico estremamente pesante qual era quello dell’Italia post unitaria – il messaggio cristiano rimanesse, nostante tutto, “fermento di libertà e di progresso … fermento di fraternità, di unità e di pace”.
Scriveva “La carità: eccovi la formula capace di conciliare quello che il liberalismo e socialismo hanno di vero: di correggere quanto essi hanno di falso e di pericoloso” ricordando che solo la Chiesa, poteva sottrarre la dignità della persona umana al fluttuare di opinioni espresse dalle sempre più agguerrite ideologie, per trovare in Cristo la chiave, il centro e il fine dell’esistenza, di tutta la storia umana.
Solo la Chiesa poteva affermare, infatti, che al di là di tutto ciò che muta stanno le realtà immutabili, e a garanzia delle stesse, come ultimo fondamento, c’è Cristo stesso: la verità di ieri, di oggi e di domani.
[pullquote]Non c’è dissidio tra la Chiesa e la scienza, ci può essere tutt’al più un malinteso …[/pullquote]
“Non c’è dissidio tra la Chiesa e la scienza – ripeteva – ci può essere tutt’al più un malinteso … la Chiesa – quindi – non ha nulla temere e moltissimo da guadagnare di fronte al confermarsi di uno spirito veramente scientifico e moderno”.
Occorrerà, intanto, attendere il 1965, con la “Gaudium et Spes” , per avere l’ invito ufficiale della Chiesa alla collaborazione tra i seminari e le università sugli studi teologici; e, passo ancora più importante, per avere l’ammissione che “una tale collaborazione – piuttosto che minare la fede del clero e dei laici – gioverà grandemente alla formazione dei sacri ministri”, che potranno, così, presentare ai contemporanei la dottrina della Chiesa in maniera più idonea, più adatta alle esigenze di chi ascolta.
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7. L’attualità di questa concezione è pienamente confermata dall’ Enc. “Gaudium et Spes”, 7 dicembre 1965, 62.f che non dimentica di sottolineare come questa ricerca sincera della Verità “esige pure che l’uomo, nel rispetto dell’ordine morale e della comune utilità, possa liberamente investigare il vero, manifestare e diffondere la sua opinione.” (ivi 59.d) Per un rapido riferimento alla formazione spirituale del dotto barnabita vedi: V. M. Colciago “La formazione spirituale” in “Evangelizare”, (numero speciale per le celebrazioni del centenario della nascita), Roma, n. 8, agosto 1967, pagg. 18-28; V. Lupo “L’itinerario spirituale di padre Semeria (parte I)” in “Humanitas”, Brescia, fasc. 6, giugno 1968, pagg. 610 –634; V. Lupo “L’itinerario spirituale di padre Semeria (parte II)” in “Humanitas”, Brescia, fasc. 7-8, luglio 1968, pagg. 703 –732;
8. P. Giovanni Semeria “La Coscienza” Le Monnier, Firenze 1937, pag. 135.
9. P. Giovanni Semeria in: P. Scoppola “Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia” Il Mulino, Bologna 1975, pag. 93.
10. In una sua lettera al Card. Rampolla, Mons. Bonomelli scrive “Temo che la Chiesa dopo aver fatto perdite enormi coll’aver combattuto il sentimento nazionale (condottavi dalla necessità delle cose) ora ne faccia delle altre più dolorose assai col sembrare combattere il progresso scientifico e la scienza…. Io credo di vedere un fermento pericoloso in buona parte dei cattolici, anche del Clero giovane, che un giorno o l’altro può erompere con iscandalo enorme…. La classe colta studiosa per la massima parte da noi è perduta e chi non vede non ha occhi in fronte e si illude stranamente.”(C. Marcora “Carteggio tra il Card. Rampolla e Mons. Bonomelli (1907-1913)” in: AA. VV. “Studi storici in memoria di Mons. Angelo Mercati prefetto dell’Archivio Vaticano” Milano, Giuffrè 1956, pag. 227).
11. Enc. “Ad gentes” , 7 dicembre 1965, I,8.
12. P. Giovanni Semeria “La Chiesa e la democrazia” in “La Chiesa” II Quaderno del centenario della nascita di P. Semeria” Roma 1967, pag. 105.
13. “Christus heri et hodie, ipse et in saecula” ripeteva, con Paolo, scrivendo al Gemelli (F. Olgiati “l’Università Cattolica del Sacro Cuore” Vita e Pensiero 1955, pag. 413); e ciò in perfetta sintonia con l’indirizzo del Concilio (Enc. “Gaudium et Spes” 41.b). Per approfondire la figura del Semeria anticipatore della nuova stagione conciliare – così come per una bibliografia relativa agli articoli pubblicati nell’ambito delle manifestazionei per il centenario della nascita del barnabita – vedi anche l’essenziale studio di A. M. Erba “Padre Semeria nella vita culturale spirituale e sociale d’Italia” (Edizioni dell’”Eco dei barnabiti”, Roma 1968, pagg. 3, 8) e gli articoli di: Nazareno Fabbretti (N. Fabbretti ”Un profeta del Concilio” ne “La Gazzetta del Popolo” di Torino del 21 settembre 1967); Rio Palma (Padre Semeria e la questione sociale” ne “Il Cittadino” di Genova del 16 aprile 1967; L. Bedeschi “Il significato profetico di P. Semeria” in “L’Osservatore Romano” 23-24 ottobre 1967 e G. Mesolella “Padre Semeria tra realtà e profezia” su “ I Popolari” Caserta, a.IX, n. 6, 15 marzo 1997, pag. 8. Il 2 gennaio 1968 anche la Televisione Italiana ha presentato – a cura di Lorenzo Bedeschi e Domenico Bernabei – un documentario dal titolo “Giovanni Semeria: un precursore” il cui testo integrale è riportato dalla “Rivista del cinematografo” di Roma (aprile 1968) alle pagine 273 –276.
14. P. Giovanni Semeria “La Chiesa e la scienza” in “La Chiesa” II Quaderno del centenario della nascita di P. Semeria”, op. cit., pag. 69.
15. Enc. “Gaudium et Spes” II,62.g
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